Donatello uno di noi

Cos’ha di tanto speciale un artista come Donatello, protagonista della grande mostra fiorentina di Palazzo Strozzi che chiuderà i battenti tra pochi giorni? Una risposta l’ha data ieri Jeff Koons, forse il più popolare artista vivente, arrivato in visita alla mostra, con atteggiamento quasi da allievo. Ha detto infatti che Donatello per lui è un maestro fondamentale, una pietra miliare nella sua formazione, a dispetto degli oltre cinque secoli che li separano. Donatello è maestro per la straordinaria capacità sperimentale e nello stesso tempo per la sua capacità di investigare la condizione umana.

C’è una sala della mostra, non una delle sale maggiori in quanto non si fregia di qualche capolavoro celebre, ma che rende bene questa identità tanto speciale di Donatello. È la seconda sala, che raccoglie una teoria di sculture da devozione privata con il soggetto della Madonna con il Bambino. È una sala che conferma le due osservazioni di Jeff Koons.

Innanzitutto con questi lavori Donatello dimostra la sua vocazione sperimentale, in quanto riprende una tecnica dimenticata, quella della terracotta. Lo fa con pragmatismo, in quanto nella Firenze della prima metà del Quattrocento la domanda di immagini per la devozione privata era cresciuta in modo esponenziale, e la terracotta permetteva una velocità di produzione, a differenza del marmo e del bronzo. Ma soprattutto la terracotta permetteva una straordinaria immedesimazione con il soggetto: infatti la si lavorava “plasmandola” con le mani, e non tanto scolpendola con scalpello e altri strumenti a “togliere”.

Ce ne si accorge immediatamente entrando in quella sala, davanti alla straordinaria vitalità con la quale Donatello reinventa il soggetto della Madonna con il suo Bambino. È quella che Jeff Koons ha definito capacità di investigare la condizione umana. Donatello infatti dà vita ad un vero spettacolo di soluzioni libere e tutte diverse, per andare in profondità nella relazione tra madre e figlio. Se la tradizione aveva abituato ad una frontalità e a una compostezza, Donatello rompe gli argini. Il bambino si agita, si arrampica sul grembo della madre, le stringe il braccino al collo, gioca con il velo, cerca il guancia a guancia. È come se un di più di vita irrompesse dentro quell’immagine di antica devozione, caricandola di una nuova energia affettiva, un’energia che avvertiamo strabordante visitando quella sala.

Per tornare alla domanda da cui abbiamo preso avvio, ciò che rende tanto speciale un artista come Donatello è la sua audacia. È un artista che sa essere insieme fedele e irregolare. È un inquieto che si spinge sempre alla sperimentazione tecnica e soprattutto espressiva. Donatello è speciale perché non censura mai nulla del suo temperamento, ma lo mette in campo perché risulti più vero ciò che sta rappresentando. È quello che accade nelle sue Madonne, così libere e anche così fisiche nella relazione con il Bambino. Per questo Donatello ci è tanto contemporaneo: è un grande che ogni volta sente il bisogno di balzare sulla vita.

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