Il susseguirsi di dati, notizie, statistiche sembrano prostrare la speranza e sono malamente bilanciati da frivolezze e banalità che cercano di mantenerci come in uno stato di sospensione, quasi fossimo in una bolla da cui tenere fuori la realtà: dominano l’incertezza e l’attesa.

Il Governo è caduto, ma il Governo c’è e, per fortuna, opera, speriamo senza dimenticare le persone più in difficoltà. La guerra c’è, ma se ne parla meno e si esulta per un corridoio del grano più di quanto si faccia per un corridoio umanitario. Lampedusa esplode per i migranti, ma se ne parla poco forse per il colore della pelle, un po’ diverso da quello dei profughi ucraini.

L’economia cresce più di quanto ci si aspettasse: però cresce anche l’inflazione, soprattutto per i generi alimentari. Le aziende dicono che fanno ogni sforzo per contenere i prezzi, ma anche che saranno costrette un po’ alla volta a trasferire sempre più gli aumenti dei costi sui prezzi finali per i consumatori.

La siccità, gli incendi, le alluvioni…, e poi le vacanze, più in Italia che all’estero per la maggioranza degli italiani che, in molti (3 su 10) non esitano a indebitarsi ricorrendo a piccoli prestiti personali pur di potersi concedere un po’ di libertà dopo la pandemia, i lockdown e le piccole e grandi restrizioni degli ultimi due anni.

Sono però il 43% coloro che sicuramente non andranno in vacanza: pur avendo lo stesso desiderio e necessità degli altri, non potranno affrontare alcuna spesa “superflua”.

E alla ripresa di settembre? La bolla in cui siamo immersi non reggerà all’urto dell’evidenza di tante situazioni di disagio: tante saranno le persone in difficoltà e soprattutto le famiglie con 2, 3 o più figli si troveranno a dover sopportare ulteriori sacrifici, anche se magari un reddito lo hanno ma insufficiente a far fronte alle necessità. L’Istat ci sta dicendo da tempo che sono quasi 1.400.000 i minori vittime di tante povertà, da quella alimentare a quella educativa.

E a settembre le elezioni: temute, volute, perseguite, attese. Occasione per esprimersi ed esprimere la propria responsabilità e per tanti occasione o di scetticismo o di rinnovata speranza.

Noi del Banco Alimentare non abbiamo mai sperato “tutto” dalla politica, mettendoci in gioco con la consapevolezza che il nostro lavoro quotidiano può contribuire, giorno dopo giorno, al bene comune, al bene delle persone che sono più nel bisogno, ma anche di tutti coloro che, richiamati a gesti di condivisione e di solidarietà, possono sostenere quest’opera in tanti modi: condividendo tempo, energie, cibo, magari salvandolo dallo spreco o magari acquistandolo per chi non può, e mettendo a disposizione risorse, mezzi, denaro. Il Banco Alimentare sta sperimentando le difficoltà di tutti: vediamo crescere il bisogno e diminuire le risorse necessarie e non possiamo che rivolgerci alla responsabilità di ognuno chiedendo di essere aiutati ad aiutare.

Ecco, la speranza per noi può essere solo in qualcosa che già c’è e opera, ed è speranza condivisa con tanti, con gli operatori e i volontari delle 7.600 strutture caritative convenzionate con il Banco Alimentare che aiutano oltre 1.700.000 persone in Italia.

Torna in mente una citazione del Santo Cardinal Newman: «San Benedetto trovò un mondo sociale e materiale in rovina, e la sua missione fu di rimetterlo in sesto, …in modo così calmo, paziente, graduale che ben sovente si ignorò questo lavoro fino al momento in cui lo si trovò finito. Poco per volta i boschi paludosi divenivano eremitaggio, casa religiosa, masseria, abbazia, villaggio, seminario, scuola, e infine città»

Ai politici attuali e ai futuri rappresentanti, una richiesta: non ignorate questo lavoro, non ostacolatelo, ma caso mai, sostenetelo e favoritelo.

Fino alla fine di agosto è possibile aderire alla campagna di raccolta fondi Donare di gusto per sostenere l’attività del Banco Alimentare. Per conoscere tutte le modalità: www.bancoalimentare.it

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