Biden davanti alla stampa nega che gli Stati Uniti siano in recessione. Una dichiarazione sorprendente. Il Democratico mette in discussione una delle definizioni economiche tradizionali, secondo cui due trimestri consecutivi con un calo del Pil significano recessione tecnica. E i dati sono chiari: ci sono stati sei mesi di decrescita. Perché il Presidente degli Stati Uniti parla così?
Non è solo. È sostenuto da Jerome Powell, il Presidente della Federal Reserve. Una cospirazione per continuare ad alzare i tassi di interesse quando l’economia si è già raffreddata? Questo è il problema: il “raffreddamento” non è chiaro. Negli Stati Uniti, la disoccupazione è vicina al minimo storico. E l’inflazione è al 9%, la più alta degli ultimi 40 anni. La Federal Reserve ha già aumentato il prezzo del denaro quattro volte. I tassi tornano al livello del 2008 e resta la sfida di ridurre l’inflazione senza causare una vera recessione. Si tratta di un’operazione di chirurgica precisione e non è garantito che il paziente sopravviverà.
La Banca centrale europea affronta una sfida simile con un’inflazione vicina al 9% nell’Eurozona. Lagarde ha alzato (dopo 11 anni) a sorpresa i tassi di mezzo punto. È stato un compromesso tra i Paesi del Nord che vogliono ridurre rapidamente il denaro in circolazione e quelli del Sud che temono un raffreddamento troppo rapido. L’accordo è stato possibile perché è stato approvato il meccanismo che consentirebbe l’acquisto di obbligazioni di Italia e Spagna per evitare l’aumento dei rendimenti (meccanismo anti-frammentazione).
Se la Bce e la Federal Reserve continuano ad aumentare il prezzo del denaro possono causare un disastro, se non sono aggressivi nella lotta contro l’inflazione possono causare un altro disastro di portata maggiore. Non ci sono dati conclusivi da cui si possa dedurre fino a che punto si dovrebbe arrivare. Probabilmente si trovano di fronte alla decisione più rilevante degli ultimi anni, decisiva per il benessere di molte persone. A complicare il quadro c’è un altro fattore: l’aumento dei prezzi non è, in larga misura, conseguenza di un aumento dei consumi, ma frutto del costo delle materie prime e dei componenti industriali. Siamo nel pieno di una fase di “deglobalizzazione” delle catene di approvvigionamento e nessuno sa ancora cosa significhi realmente questo fenomeno.
Tradizionalmente si è capito che la politica monetaria è qualcosa di simile alla meccanica dei fluidi: le sue conseguenze si verificano seguendo le leggi della fisica. Se il prezzo del denaro aumenta, l’offerta di moneta si riduce, la domanda si contrae e l’inflazione diminuisce. Ma da tempo gli economisti sono stati chiari sul fatto che il fattore umano, cioè la libertà, ha più importanza di quanto si pensasse. Prendiamo decisioni non solo sulla base di incentivi monetari o sanzioni. L’istruzione, la concezione del matrimonio, del lavoro, l’aspettativa di vita e molti elementi legati all’habitat di significato delle persone sono determinanti nel processo decisionale. E in questo momento il fattore umano assume un peso speciale perché siamo in guerra. E la guerra non dipende solo dal numero di aerei da combattimento o delle truppe. Il fattore morale del combattente e della popolazione nel suo complesso è essenziale. L’Ue è la retroguardia dell’Ucraina. Finora i Paesi membri sono stati uniti nell’imporre sanzioni che stanno danneggiando la Russia, Putin e i suoi militari.
Buona parte dei problemi economici dell’Occidente potrebbero essere risolti se venisse promosso un accordo con Putin. Affrontare l’invasione russa significa affrontare la progressiva riduzione del gas che arriva attraverso il gasdotto Nord Stream 1. Con tutto quel che ciò significa per le famiglie e l’industria. C’è chi sta già scommettendo sul dare a Putin un pezzo di Ucraina in cambio della garanzia della fornitura di idrocarburi. I partiti e i Paesi che ascoltano le offerte dell’autocrate russo non sembrano preoccuparsi che possa, come ha fatto in Crimea, portare avanti una conquista a tappe e progressiva. Per quanto tempo Putin manterrà un patto?
L’economia, come tutto ciò che è umano, non assomiglia alla fisica. Ora non bisogna scegliere tra cannoni o burro. Forse in futuro lo si dovrà fare. Ora bisogna scegliere tra riscaldamento e libertà.
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