L’amore di Draghi per l’Umbria potrebbe tradire la sua discendenza dalle genti etrusche e spiegherebbe così le doti quasi divinatorie di economista. Come un aruspice avveduto, in pieno agosto, ci avverte delle nuvole all’orizzonte nonostante brilli il sole ed i fiumi siano in secca. La nostra economia, infatti, ha numeri da record. Primi in Europa per crescita, disoccupazione ai minimi, occupati tornati ai numeri ante Covid. La marcia del Pnrr sotto di lui prosegue e le parti sociali con l’ultimo decreto incassano misure specifiche per i ceti più deboli per prevenire l’effetto dell’inflazione sui salari più bassi.
La posizione internazionale del Paese è salda nel campo atlantista e questo governo è infine riuscito a limitare la dipendenza dal gas russo che passerà nel giro di qualche mese dal 45% al 15%, segnando un punto a favore dell’autonomia del Paese dai ricatti di Putin padrone del mercato. Eppure le nubi ci sono. In particolare la crescita americana dei posti di lavoro porterà la Fed a non temere un rialzo dei tassi e si adeguerà a breve anche la Bce, il tutto con l’intento di frenare l’inflazione ma producendo un effetto recessivo dei consumi ed un aumento del costo del debito che andrà pagato con maggior carico sull’erario. La contrazione attesa dei consumi porterà ad una frenata dal manifatturiero (che già segna un meno 1,5 nel mese di giugno) con rischi sia per la crescita del Pil che per gli occupati.
Questi sono i cumulonembi grigi che Draghi osserva mentre sulla riva del mare tutti si azzuffano per vincere il gioco elettorale tra qualche settimana.
Il monito divinatorio a tutti i contendenti è di porre attenzione non tanto alle promesse elettorali minori (dalle tasse di successione da devolvere ai giovani, alle promesse sviluppiste o al milione di alberi protoecologisti), impegni che da soli cubano qualche euro sul bilancio, quanto a chiarire che i governi a venire devono mantenere almeno per i prossimi diciotto mesi invariati gli impegni presi in Europa in modo da portare a compimento nella sua maggior parte il Pnrr.
Solo questa può essere la strada per far passare i nuvoloni riparati sotto un buon ombrello ed evitare un bagno, che sarebbe di sangue sociale, quando la tempesta arriverà. Con l’aumento dei tassi è più che probabile che arrivino gli allarmi sul debito pubblico che metteranno il futuro governo in una situazione nuova senza ombrello Bce. Con un Pnrr che rappresenta di fatto l’unico extra budget disponibile per aiutare la crescita.
Questa rigidità sulla parte delle politiche macroeconomiche che non cambieranno è il vero sale di questa fase politica, sia che vinca una parte o l’altra, e ancor di più se vi sarà un pareggio; le scelte del Pnrr sono irreversibili nelle loro impostazione e aprono la porta a discorsi su altri aspetti altrettanto rilevanti della convivenza tra concittadini e territori. In primo luogo verrà al centro il dibattito sullo Stato e sulla sua forma. Le forze che spingono per l’autonomia differenziata tornano a farsi sentire e guarderanno ai risultati elettorali per dare l’ultima spallata e provare a disarticolare il Paese in tante regioni autonome. Questa spinta ormai antica ha avuto un freno fortissimo proprio nel Pnrr che ha lasciato all’Italia tante risorse per superare le diseguaglianze non per renderle definitive.
Ancora oggi nel Mezzogiorno il reddito procapite prodotto è circa il 58% del reddito procapite prodotto nel settentrione. I dati ci dicono che la crescita a cui assistiamo è concentrata ancora nelle tradizionali zone di sviluppo e che le regioni del Mezzogiorno non riescono a riprendere il cammino di un sviluppo accelerato per raggiungere le altre.
I freni sono molteplici, come spesso analizzato, e alcuni Draghi non ha potuto affrontarli non tanto sul piano del personale impegno politico (memorabile quando definì “dannati” i residenti in alcune aree del Mezzogiorno proprio per sottolineare la sua sofferenza e la sua empatia) quanto sul piano delle scelte di governo di lungo periodo.
Una su tutte il ripristino della legalità formale e sostanziale nelle aree metropolitane ed ad alto tasso mafioso, zone grigie che, tra beneficiari farlocchi del reddito di cittadinanza e truffe sul bonus edilizio dallo Stato, hanno avuto un supporto, non un contrasto. Il Governo ha però impedito da qualche giorno, per esempio, la percezione del reddito di cittadinanza alle famiglie con pregiudicati per particolari reati ed ha stretto da qualche settimana le maglie per la spesa sul bonus edilizio. Di più non ha potuto. Su questo, come proposto da alcuni autorevoli esponenti delle magistratura, ci vorrebbe un comitato speciale interministeriale che assuma a livello governativo le iniziative utili a fare il lavoro preliminare all’intervento della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
Ancora molto altro resta da fare per riuscire nell’intento di recuperare la crescita nelle aeree a maggiore potenzialità e con minore energia propulsiva del tessuto imprenditoriale, ma il ripristino della legalità è la base. Draghi ha quasi concluso il suo compito e lascia un Paese più forte di quando lo ha ereditato, con una strada segnata ed una prospettiva di uscita dal tunnel di questi anni che potrà curare fin quasi all’autunno. Ma le nuvole che intravvede sono molto più reali dei presagi di un indovino ed è più pericoloso non seguirlo nelle sue riflessioni di quanto non fosse per un console, prima di una battaglia, andare contro gli auspici.
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