Era inevitabile che papa Francesco prima o poi approdasse alla riflessione su una parola così bella e così importante nella spiritualità dei gesuiti: “discernimento”. Mercoledì scorso ha infatti iniziato un nuovo ciclo di catechesi imperniato proprio sull’esperienza del “discernimento”.

“Discernere” ovvero, come spiega il vocabolario, vedere chiaro con la vista o con l’intelletto. La radice etimologica rende con più esplicitezza il concetto: “dis” sta per due volte, “cernere” sta per vedere. Vedere due volte, prima di fare una scelta, per essere più sicuri e non incorrere in interpretazioni frettolose. “Distinguere minuziosamente le cose o le idee per meglio ravvisarle, conoscerle, giudicarle; vedere bene; comprendere a pieno” si legge in un vecchio e saggio vocabolario etimologico. È una parola congeniale a Manzoni, che non a caso ce la fa trovare proprio nella prima pagina dei Promessi sposi, quando, descrivendo le montagne che sovrastano Lecco e il Lago, isola il “suo” Resegone, con la caratteristica dei “cucuzzoli in fila”, “talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio dai bastioni di Milano che rispondono verso settentrione, non lo discerna tosto, con quel semplice indizio, dagli altri monti di nomi più oscuri”. Discernere, seguendo Manzoni, è quindi saper distinguere, riconoscere un valore (la montagna più importante) sulla base di indizi.

Il discernimento è uno dei suggerimenti cardine per sant’Ignazio. Il fondatore dei Gesuiti ha scritto una serie di regole contenute nel libro degli Esercizi spirituali (che come ha detto Roland Barthes era “il libro della domanda, non della risposta”) per aiutare a scegliere e stare davanti alla vita nel modo migliore e più profondo. Secondo una terminologia che a molti può essere più famigliare, discernere equivale al “valutare la totalità dei fattori” come fondamento di un’esperienza vera.

Il Papa nel primo appuntamento della catechesi ha spiegato che “il discernimento si presenta come un esercizio di intelligenza, e anche di perizia e anche di volontà, per cogliere il momento favorevole: queste sono le condizioni per operare una buona scelta. Ci vuole intelligenza, perizia e anche volontà per fare una buona scelta… Le decisioni le deve prendere ognuno; non c’è uno che le prende per noi. Ad un certo punto gli adulti, liberi, possono chiedere consiglio, pensare, ma la decisione è propria. Tu devi decidere, ognuno di noi deve decidere, e per questo è importante saper discernere: per decidere bene è necessario saper discernere”.

Certamente ci troviamo di fronte ad una parola molto inattuale, basti pensare al linguaggio dominante nei social (o indotto dal meccanismo dei social). Prevale l’istintività, la reazione dettata dal sentimento dell’istante che brucia il tempo per ogni processo di riflessione. È un modo di guardare alla realtà spesso liquidatorio, sempre soggettivo, regolato dal fanatismo o dal rancore. Per questo rimettere sul tavolo l’esperienza del discernimento è un’operazione profondamente necessaria e attuale, di cui essere grati a Francesco. C’è davvero da seguirlo nelle settimane che verranno.

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