Leggendo i programmi elettorali si può notare che il tema della scuola è presente quasi ovunque. Non è però una priorità. E non sembra lo sia nemmeno il bisogno di mettere in discussione la sua efficacia nell’istruire.
Tutti i partiti affermano la necessità di utilizzare rapidamente le cospicue risorse del Pnrr che, a riguardo della scuola, prevedono un duplice obiettivo: misurare e monitorare i divari territoriali, anche attraverso la generalizzazione dei test Pisa/Invalsi e sviluppare una strategia per contrastare in modo strutturale l’abbandono scolastico.
Se questi sono gli aspetti comuni tra i partiti molte sono le differenze.
Per ciò che concerne il centro-sinistra, il Partito Democratico mette al centro del proprio progetto l’adeguamento degli stipendi dei docenti; la riforma dei cicli e la scuola dell’infanzia obbligatoria e gratuita; la formazione continua dei docenti; un maggior numero di insegnanti di sostegno; innovazioni didattiche e orientamento alle discipline Stem (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica); investimenti in edilizia scolastica; lotta agli abbandoni scolastici precoci; contrasto ai divari territoriali e valutazione diffusa.
All’interno della coalizione di centrosinistra, Sinistra Italiana si differenzia soprattutto perché attacca il Pnrr che riempirebbe di soldi le scuole “meritevoli” e di inutile tutoring le scuole in maggiore difficoltà, mentre il sistema di valutazione Invalsi è accusato di essere quantitativo e selettivo.
+Europa, al contrario, promuove i test Invalsi proponendo addirittura “un sistema di incentivi e disincentivi per i professori a seconda dei migliori risultati in termini di preparazione degli studenti, come misurato dai test Invalsi”.
Sono presenti quindi delle differenze nel trattare la scuola all’interno della coalizione di sinistra.
Nonostante la scelta di presentare un programma unificato, le differenze sono notevoli anche fra le proposte dei partiti principali del centrodestra.
Fratelli d’Italia enuncia alcuni ambiti prioritari di intervento quali: contrasto alla dispersione scolastica; aggiornamento dei programmi scolastici; valorizzazione degli Istituti tecnici e Istituzione del liceo del Made in Italy; interventi sull’edilizia scolastica; tutela delle scuole paritarie anche attraverso l’introduzione di un buono scuola; contrasto al precariato e alla discontinuità didattica; aggiornamento continuo per gli insegnanti. Il programma non fa cenno alla valutazione, e nei vari interventi di rappresentanti del partito, è stata addirittura proposta l’abolizione delle rilevazioni nazionali standardizzate per incrementare gli stipendi del personale della scuola.
Il programma della Lega si differenzia per le proposte di: adeguare gli stipendi dei docenti, riformare i cicli, adottare un tempo scuola lungo, potenziare il numero degli insegnanti di sostegno; rafforzare l’alternanza scuola-lavoro, abolire la didattica a distanza, verificare i livelli di conoscenza/competenza attraverso le prove Invalsi.
Forza Italia propone il tempo pieno nelle scuole di ogni ordine e grado, statali o paritarie, la rimodulazione delle rette per gli asili nido; la libertà di scelta delle famiglie attraversoil buono scuola; l’istituzione della figura dello psicologo scolastico; l’introduzione della didattica digitale. Non viene sottolineata l’importanza della valutazione.
Autonomia e parità scolastica, unitamente a un adeguamento degli stipendi degli insegnanti differenziato per il merito, sono al centro del programma di Noi Moderati.
Passando al terzo polo, il programma di Azione/Italia Viva prevede, quali punti salienti: l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni e il tempo pieno per ogni grado scolastico; la valorizzazione delle professionalità e la creazione della carriera docente; la riduzione del numero massimo di alunni per classe; la ridefinizione della formazione professionale; l’aumento del sostegno agli studenti con bisogni educativi speciali; la riqualificazione in dieci anni di tutti gli edifici scolastici; libertà di scelta educativa. In particolare, il programma di Azione è l’unico a fare esplicito e riferimento alla necessità di un sistema di valutazione come strumento per individuare le aree in cui sia necessario migliorare e dare indicazioni precise alla scuola, a partire dal riconoscimento del ruolo delle prove standardizzate.
Per quanto riguarda il programma del Movimento 5 Stelle, i punti cardine sono costituiti da: adeguamento degli stipendi dei docenti ai livelli europei; riforma dei cicli di istruzione con l’introduzione della “scuola dei mestieri”; previsione di un maggior numero di psicologi e pedagogisti; nessuna enfasi sulla valutazione.
Volendo tirare le somme, al netto delle condivisibili enunciazioni di principio, si avverte una difficoltà generalizzata a mostrare concezioni di scuola organiche provenienti da visioni ideali. Per questo le proposte sembrano poco più che un elenco. Ne è prova l’assenza pressoché totale di considerazioni rispetto ai metodi didattici che sono il vero contenuto della scuola.
Se non si discutono gli scopi delle istituzioni educative, se non si valutano gli strumenti per realizzarli, non si interviene sul problema dei problemi della scuola italiana: la sempre maggiore difficoltà a intercettare l’interesse dei ragazzi e a entusiasmarli all’apprendimento, che è una delle origini del terrificante numero di 543.000 abbandoni annui.
Non solo, ma anche il livello di competenza raggiunta, se è vero che, come rileva un’indagine elaborata da Save the Children, oltre il 50% degli studenti che frequentano il primo anno delle scuole superiori non sa comprendere un semplice testo scritto, cioè non ha sufficienti competenze in abilità di base quali la lettura e la scrittura.
L’incertezza o la poca attenzione alla valutazione ne è conseguenza perché quando non si ha chiaro l’oggetto dell’insegnare e dell’apprendere non si sa neanche cosa sia la qualità dell’insegnamento.
D’altra parte, l’ispirazione della scuola italiana risale alla riforma Gentile. In parole povere, il suo impianto non è mai stato aggiornato rispetto a tutti i cambiamenti che sono avvenuti in un secolo.
Detto tutto ciò, c’è anche da preoccuparsi sulla reale capacità di utilizzare i fondi del Pnrr per ovviare situazioni di abbandono e diseguaglianza. Speriamo che nel dopo elezioni qualcosa di buono miracolosamente avvenga.
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