La crisi e l’appello di Ratzinger

La crisi economica aggraverà le disuguaglianze sociali e la politica è confusa. La società civile non può stare alla finestra. Come richiamava Ratzinger nel 1981

“Ci troviamo in un momento estremamente complesso, per l’Italia e per l’Europa. Il quadro geopolitico è in rapida trasformazione, con il ritorno della guerra sul nostro continente, le tensioni nello stretto di Taiwan. La congiuntura economica è segnata da profonda incertezza: il notevole aumento del tasso d’inflazione è partito dal costo dell’energia, si è trasmesso ai beni alimentari, e oggi pesa in modo molto gravoso sui bilanci delle famiglie e delle imprese”.

Così al Meeting di Rimini il presidente del Consiglio Draghi ha fotografato la situazione attuale.

Sono tante le contraddizioni e le incertezze in cui siamo immersi e ogni giorno rischiamo di sentirci sempre più smarriti e confusi: e a fine mese le elezioni…

Gli ultimi dati Istat confermano la crescita dell’inflazione e si stima un incremento di costi per una famiglia con 2 figli di oltre 2.600 euro all’anno.

Al netto di chi è esposto al rischio di perdere il lavoro per le temute chiusure di aziende in crisi, molti di coloro che un lavoro continueranno ad averlo saranno comunque in grave difficoltà.

Ci sono 8,8 milioni di persone in povertà relativa: la soglia di povertà relativa, per una famiglia, per esempio, di 4 persone è di 1.709,56 euro al mese, quindi facilissimo scivolare sotto la soglia “scendendo di categoria” a causa dei pesanti incrementi, soprattutto dei prezzi alimentari, o per una qualsiasi spesa improvvisa e imprevista.

Non si può peraltro sottacere che stanno aumentando enormemente le disparità, nonostante gli sforzi per sostenere chi è più fragile. È uno dei tanti paradossi della situazione odierna: da maggio 2021 a maggio 2022, secondo numerosi studi e analisi, i soldi depositati in banca dai privati sono cresciuti di oltre 100 miliardi di euro, il che rende evidente l’allargamento della forbice tra chi “sta bene” e chi fa fatica ad arrivare a fine mese.

“Chi ha la responsabilità di governare è chiamato a rinunce che rendano possibile l’incontro e la convergenza almeno su alcuni temi” (Papa Francesco, Fratelli tutti, 190): questo deve essere il primo impegno tenendo ben presente quello che sempre Draghi ha richiamato: “Le decisioni che prendiamo oggi sono destinate a segnare a lungo il futuro dell’Italia”.

Disuguaglianze evidenti, confusione dei partiti in vista delle prossime elezioni, alleanze costituite più “contro” che “pro”, situazione internazionale gravida di preoccupazioni anche per il nostro quotidiano, enfasi posta sull’importanza delle soluzioni e risposte che lo Stato deve dare quasi sempre sottovalutando il ruolo del Terzo settore troppo spesso usato come stampella, lodato nelle emergenze e poi di norma scordato: di fronte a tutto ciò torna in mente una sottolineatura dell’allora cardinale Ratzinger che nel novembre 1981 richiamava i deputati cattolici del Parlamento tedesco.

Ci sembrano parole assolutamente attuali e ricordano a tutti noi che non possiamo stare alla finestra, ma abbiamo una duplice responsabilità: la prima di mantenere viva, giorno dopo giorno, la presenza della società civile e, per noi, far crescere l’opera del Banco Alimentare come modello di condivisione e solidarietà al servizio di tante persone in difficoltà; la seconda, non meno fondamentale, quella di andare a votare esprimendo ciò che siamo e i valori che ci sono propri con il profondo realismo ricordato in quelle poche parole che rivolgiamo anche a tutti i candidati e ai prossimi eletti.

Ecco il richiamo di Ratzinger: “Lo Stato non è la totalità dell’esistenza umana e non abbraccia tutta la speranza umana. L’uomo e la sua speranza vanno oltre la realtà dello Stato e oltre la sfera dell’azione politica. […] Il primo servizio che la fede fa alla politica è la liberazione dell’uomo dall’irrazionalità dei miti politici, che sono il vero rischio del nostro tempo. Essere sobri ed attuare ciò che è possibile […] Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo; limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra il pragmatismo dei meschini. Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell’umanità dell’uomo e delle sue possibilità. […] Non l’assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell’attività politica”.

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