La Gran Bretagna sconvolta dalla stagflazione e dagli scioperi nella sanità pubblica si accorge all’improvviso di non poter più contare sul suo Terzo settore, in un Paese in cui le charities religiose e laiche hanno una fortissima tradizione e sono da sempre sotto l’occhio personale del nuovo re Carlo III. Il Governo tory– già sotto attacco per la gestione avventurosa della pandemia da parte di Boris Johnson e per quella disastrosa del budget da parte di Liz Truss – finisce nel mirino anche per aver tradito la strategia della “Big Society” lanciata da James Cameron prima della Brexit.
I numeri, oltre Manica, premono. Trussel Trust – grande “banco alimentare” britannico – ha aumentato del 50% le sue consegne di food parcel da fine 2019, in un Regno Unito in cui il 20% più povero della popolazione è oggi mediamente più povero del corrispondente segmento in Francia o Germania. Ma il Governo Sunak latita e non è solo una questione di fondi pubblici dirottati sulla sussidiarietà (anche se in un campione di 700 charities monitorate da ProBono Economics, oltre metà sta intaccando le sue riserve patrimoniali e un quinto ha dovuto ridurre l’attività). Ciò che appare cruciale – tanto quanto il volumi di beni e servizi erogati – è l’operatività delle reti diffuse sui territori. Soprattutto quando la crisi sta stimolando anche l’offerta di volontariato sociale: che però spesso non trova strutture in grado di gestire in modo efficiente ed efficace tempo e competenze di chi vuole aiutare i propri concittadini.
Il mismatching fra l’aumento esponenziale della domanda di welfare sussidiario e quello lineare dell’offerta di capitale sociale non mediato da un Terzo settore solido rischia di “strozzare” anche l’Italia. Il Forum del Terzo settore – presieduto da Vanessa Pellucchi – ha lanciato un allarme specifico a valle della manovra 2023 appena approvata: il Governo pare essersi dimenticato di molte decine di migliaia di organizzazioni (il Forum ne associa oltre 300mila) che sono sempre più in campo nel produrre “economia civile” e nell’erogare la solidarietà che lo Stato è sempre meno in grado di fornire. I sussidi d’emergenza per il caro-energia non sono stati attivati per il Terzo settore così come è stato invece per imprese e famiglie. L’esito può essere quello di penalizzare moltissime di quelle famiglie e di quelle imprese se parti importanti del Terzo settore dovranno chiudere per bollette insostenibili.
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