È inutile che ci giriamo attorno per “indorare la pillola”: questa finanziaria è poco sanitaria. Dopo tre anni di pandemia e con uno spauracchio cinese che sembra incombere di nuovo era lecito aspettarsi molto di più dalla Legge di bilancio appena approvata, e non solo in relazione al Piano oncologico nazionale già commentato su queste colonne da Servidori.

È vero che i problemi che deve affrontare una legge finanziaria sono molti e diversificati, è vero che il Governo è in carica da poco tempo, è vero che il tempo per preparare il documento è stato ridotto, ed è sicuramente vero che ci saranno molti altri giustificati motivi e argomenti per le scelte che sono state fatte, ma è altrettanto vero che non è necessario essere al Governo per avere idee e proposte su come intervenire sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e sulla necessità di farlo con urgenza e decisione. D’altra parte, poca sanità c’era nei programmi elettorali dei partiti al Governo e poca sanità si conferma nella Legge di bilancio.

E si badi bene: non è un problema di dimenticanza (come si potrebbero, del resto, dimenticare le sofferenze e le difficoltà che abbiamo vissuto in questi tre anni!), ma, almeno a giudicare dalle argomentazioni offerte dal presidente del Consiglio nella conferenza stampa di fine anno per replicare alle critiche sugli scarsi finanziamenti al settore presenti nella Legge di bilancio, di una precisa scelta di Governo. Dice infatti Giorgia Meloni, da una parte riconoscendo le difficoltà più generali del momento, “abbiamo cercato di fare, nella condizione in quale ci trovavamo, comunque uno sforzo anche in questa Legge di bilancio”, ma d’altra parte aggiunge “Il Governo ha aumentato la dotazione di 2 miliardi di euro per cercare di dare risposte al mondo della sanità ed è stato detto che era insufficiente rispetto ai parametri. Ma bisogna fare attenzione perché i parametri degli anni precedenti erano di una realtà estremamente emergenziale. Non so quanto si possa ritenere che quello fatto durante il Covid sia il parametro anche per il futuro. Attenzione a ritenere che si parte da lì e che invece non si debba adesso fermarsi per valutare e capire se stiamo uscendo oppure no dall’emergenza e capire come si riorganizza complessivamente una macchina che è stata diciamo tirata come una fisarmonica e che oggi ha bisogno di essere reinventata. Non è solo e sempre una questione di mettere più risorse, ma il punto è capire per fare cosa dobbiamo mettere più risorse e come le dobbiamo utilizzare”.

Il breve accenno alla sanità fatto nel discorso di fine anno dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“Occorre operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive”) sembra quasi una risposta alle considerazioni del presidente del Consiglio per sottolineare la necessità di un impegno maggiore del Governo sul SSN.

Insieme ad altri minori, tre sono i temi principali messi sul tavolo dagli esperti che hanno trovato una certa eco nella Legge di bilancio: il finanziamento del SSN, il problema del personale sanitario, e la continuazione del contrasto alla pandemia da Sars-CoV-2. Vediamo nei dettagli come è andata.

Fondo sanitario nazionale. Stava a 124,061 miliardi di euro nel 2022 ed è stato incrementato dal precedente Governo a 126,061 per il 2023 e a 128,061 per il 2024 e il 2025. La Legge di bilancio aggiunge 2,150 miliardi per il 2023, 2,300 per il 2024 e 2,600 per il 2025. Dei 2,150 miliardi aggiuntivi per il 2023, però, ben 1,4 miliardi sono destinati a far fronte al caro energia, fondi da ripartire tra le regioni e province autonome.

Personale. Sono stati stanziati 200 milioni per incrementare l’indennità per il personale dei Pronto Soccorso a partire dal 2024, indennità già istituita dal precedente Governo con un fondo di 90 milioni.

Contrasto alla pandemia. Viene incrementato di 650 milioni di euro per il 2023 il fondo esistente presso il ministero della Salute destinato all’acquisto dei vaccini anti Sars-CoV-2 e dei farmaci per la cura dei pazienti con Covid.

Ci sono poi misure minori per le farmacie, per la retribuzione degli specializzandi, per il potenziamento delle cure palliative, per il prolungamento nei prossimi anni del bonus psicologo, per il finanziamento delle borse di specializzazione in medicina generale, per la stabilizzazione del personale sanitario e socio-sanitario assunto durante il periodo dell’emergenza pandemica, per le vittime dell’amianto e malati di mesotelioma, per il sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli, per dare attuazione alle misure e agli interventi previsti nel Piano di contrasto all’Antimicrobico-Resistenza.

Volendo essere equilibrati, oltre a dire quello che c’è bisogna citare anche quello che manca nella Legge di bilancio e per farlo, evitando l’elenco potenzialmente infinito delle contumelie, prendiamo a riferimento l’audizione del 6 dicembre scorso in commissione Affari sociali e Sanità del Senato del Ministro della Salute che ha presentato le “Linee programmatiche” del suo ministero.

Manca, a parte ovviamente quello che è già presente nel Pnrr e in qualche provvedimento che si sta finalizzando (esempio: “decreto tariffe massime” riferite alle prestazioni ambulatoriali, necessario per superare l’attuale stallo nell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza) e che quindi non aveva bisogno di ripetizione nella Legge di bilancio, una proposta di intervento sulle liste di attesa; mancano (al di là di quanto messo per il personale del Pronto Soccorso) segnali di un impegno “finalizzato alla rivalutazione del trattamento economico di chi opera nel SSN”; non vi sono elementi che indirizzino al potenziamento della digitalizzazione in ambito sanitario; sono stati espunti gli interventi relativi al Piano oncologico e poi le malattie rare, il piano per le emergenze sanitarie; tutte promesse che il ministro della Salute aveva inserito nelle “Linee programmatiche” del suo ministero. E manca totalmente qualsiasi accenno al socio-sanitario, ma questa mancanza era già evidente nelle “Linee programmatiche”.

Si dirà: dici bene, ma non si può pretendere che tutto il contenuto delle linee di un programma di governo di un ministero per una intera legislatura possa essere reso operativo nella prima Legge di bilancio. È vero, ma come ci ricorda una canzone che era molto famosa solo qualche anno fa e che sintetizza bene la nostra valutazione: “Si può dare di più, senza essere eroi”, che è probabilmente anche il suggerimento che, velatamente, viene proprio dal presidente della Repubblica.

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