Devo confessare che non sapevo che il 5 ottobre fosse la Giornata Mondiale dell’insegnante, istituita nel 1994 dall’Unesco per sottolineare che l’impegno dei docenti è fondamentale per fornire un’educazione “di qualità, equa ed inclusiva”, con l’obiettivo di incrementare il livello di alfabetizzazione globale e ridurre l’abbandono scolastico precoce, contribuendo a migliorare la vita delle persone e a raggiungere lo sviluppo sostenibile. È vero che le “giornate mondiali” ormai sono così numerose che se n’è perso il conto, e il significato (tanto per dire, gli insegnanti la condividono con la Settimana Mondiale per l’allattamento materno…), ma in questo caso mi pare importante sottolineare la rilevanza del ruolo che gli insegnanti svolgono nella “società della conoscenza”, e il pericolo costituito dallo scadimento del loro prestigio, a cui consegue che sempre meno giovani di qualità desiderano intraprendere la carriera docente.
Ancora l’Unesco stima che nel 2030 mancheranno 69 milioni di insegnanti, e dati i tempi necessari per la formazione, per invertire la tendenza non c’è tempo da perdere. Le indagini internazionali mostrano che è necessario intervenire a quattro livelli: la preparazione iniziale e il reclutamento, la formazione in servizio e lo sviluppo di carriera, la valutazione e la retribuzione e infine il coinvolgimento nelle riforme. Si tratta di un insieme organico, in cui sarebbe sbagliato isolare un solo elemento.
Di tutti questi temi si è ampiamente parlato nelle pagine del Sussidiario, evidenziando sia i limiti che le esigenze della situazione italiana, e anche proponendo qualche iniziale idea di soluzione, anche attingendo a esperienze straniere, imitabili purché sia chiaro l’obiettivo, tanto che il tema di quest’anno è “the teachers we need for the education we want”, gli insegnanti di cui abbiamo bisogno per la scuola che vogliamo. Di questo sono consapevoli tutti i soggetti sociali, e in particolare la Chiesa insiste sull’importanza che hanno come punto nodale della “crisi dell’educazione”, non dell’educazione cristiana, ma dell’educazione come evento centrale della società.
Papa Francesco, dopo aver sottolineato nella Laudato sì la necessità di collaborare per far fronte alle sfide, consapevole del fatto che “ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo”, aveva promosso per il 14 maggio 2020 una giornata con a tema “Ricostruire il patto educativo globale“: la giornata è poi saltata a motivo del lockdown, ma non l’idea del Patto educativo globale, il cui primo momento era stato il Documento sottoscritto nel febbraio del 2019 con il Grande Imam di Al-Azhar, documento di grande ricchezza che avrebbe meritato una maggiore diffusione. L’obiettivo fissato per l’incontro di maggio resta sotto forma di proposta di un Patto educativo globale (Global Compact on education, 15 ottobre 2020) articolato su sette punti: mettere al centro di ogni processo educativo la persona, il suo valore e la sua dignità, al fine di valorizzarne la specificità, la bellezza, l’unicità e, al tempo stesso, la capacità di rapportarsi con gli altri e con la realtà che la circonda, rifiutando la “cultura dello scarto”. Educare ed educarci all’accoglienza, aprendoci ai più deboli ed emarginati. Promuovere la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all’educazione. Salvaguardare e coltivare la nostra casa comune. Ascoltare la voce di bambini, adolescenti e giovani. Considerare la famiglia come prima e indispensabile educatrice.
Il progetto in questi anni ha comportato una serie di attività che hanno coinvolto associazioni o singoli enti in una serie di incontri, webinar, “cantieri” di lavoro tuttora in corso, in cui la caratteristica della globalità era immediatamente evidente: nel giugno del 2019 sono intervenuta al convegno mondiale delle scuole cattoliche, e non si poteva non essere colpiti dall’assoluta predominanza di Paesi extraeuropei, a testimonianza che la missione educativa resta in prima linea fra le attività della Chiesa. Potrei anche notare l’irrilevanza della presenza italiana, con quattro o cinque persone su oltre duemila partecipanti, ma è come sparare sulla Croce Rossa… Ma per quanto riguarda specificamente gli insegnanti, mi sembra interessante concludere con un breve brano del discorso dei rappresentanti delle religioni intervenuti al primo incontro sul Patto Educativo Globale in Vaticano il 5 ottobre del 2021: “Vogliamo ringraziarvi della vostra dedizione e sacrificio nello svolgimento della nobile missione di educare le nuove generazioni e incoraggiarvi a continuare il vostro cammino nonostante le difficoltà e le sfide del nostro tempo…. Auspichiamo che ogni nazione possa dare il giusto valore e riconoscimento al vostro servizio nella consapevolezza che dalla qualità degli insegnanti ed educatori dipende il futuro dell’umanità. A voi insegnanti ed educatori chiediamo di mettervi al servizio delle nuove generazioni camminando con i piedi per terra ma con lol sguardo rivolto al cielo … Auguriamo a tutti voi di proseguire nella missione educativa con la gioia del fare e la pazienza dell’ascoltare.” Un programma capace di rimotivare molti giovani… almeno finché i burocrati del Ministero non cercheranno di tradurlo in crediti formativi!
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