Mano a mano che il progetto di manovra 2024 viene sfogliato nelle sue misure singole conferma le impressioni a caldo di difficile leggibilità. Il lavorìo di Mef e Mise attorno alla tassazione del reddito d’impresa è un buon esempio di come l’Esecutivo – in una fase di eccezionale incertezza – si sia sforzato di utilizzare la leva fiscale in chiave “sviluppista” in una cornice di politica finanziaria complessivamente restrittiva (né era realistico attendersi diversamente, anzitutto nella prospettiva ravvicinata del ripristino dei parametri di stabilità Ue).
Il ministro Giancarlo Giorgetti ha promesso la “messa a terra” della riforma tributaria nella prima metà dell’anno prossimo: sarà prevedibilmente quello il momento delle scelte organiche e quindi dei giudizi sull’attuazione della delega (presumibilmente anche in un quadro Ue chiarito su Mes e regole).
Sembra quindi destinata a rimanere aperta fino ad allora la scommessa più ambiziosa, per la maggioranza di centrodestra che ha vinto le elezioni un anno fa: il varo della cosiddetta “mini-Ires”. L’introduzione di un’aliquota d’imposta ridotta alle società di capitali che destinano una quota del proprio reddito a investimenti qualificati e/o ad assunzioni a tempo indeterminato – a condizione che rispettino determinati requisiti, tra i quali vincoli sulla distribuzione di utili – si profila molto innovativa nel cambiare il vasto mosaico degli incentivi e aiuti alle imprese: soprattutto ora che anche sul tavolo dell’esecutivo italiano è aperto il dossier “global minimum tax”.
Un assaggio di “Ires leggera” è comunque giunto: attraverso l’estensione generalizzata (partite Iva individuali, società di persone, società di capitali) di aliquote maggiorate – 20 o 30 per cento – per la deducibilità del costo del lavoro derivante da assunzioni a tempo indeterminato. È la traduzione – nella prima vera finanziaria del Governo Meloni – dello slogan “Più assumi meno paghi”. Ma un incentivo che avrà effetto di cassa solo nelle dichiarazioni 2025, è stato “pagato” con l’addio all’Ace: strumento in vigore per favorire la patrimonializzazione delle imprese. E il gioco dei saldi parla di un passaggio immediato “non positivo” per la fiscalità delle imprese. Ciò quando è in progress anche il superamento dell’Irap.
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