Il popolo gioioso della Colletta

Oggi la Fondazione Banco Alimentare ripropone, per il 27° anno consecutivo, il gesto della Colletta, che resta importante

Ed è ancora Colletta. Mi è stato chiesto: “Ha senso? Un richiamo a una buona azione, certo, ma poi? Cosa cambia?”. L’inflazione, il timore di recessione l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, della luce, del gas, delle spese condominiali; il numero sempre crescente di persone in povertà assoluta, 5,6 milioni, triplicato negli ultimi 15 anni; la guerra in Ucraina ormai quasi dimenticata ma sempre viva; Gaza, già situazione tragica e con il rischio di allargamento del conflitto…

Il gesto della Colletta, proposto a tutti dalla Fondazione Banco Alimentare e che si ripete per il 27esimo anno consecutivo, senza mai interruzioni neanche durante la pandemia seppur vissuta in modo diverso ma sempre intenso, è appunto un “gesto”, porta in sé un significato, una testimonianza proposta a tutti.

“Si può ancora credere alla possibilità di un mondo nuovo, più giusto e fraterno? Si può davvero sperare in una trasformazione della società in cui viviamo dove a dominare non sia la legge del più forte? …. Un pensatore francese degli anni Trenta, Mounier, diceva che l’influsso importante del cristianesimo sulla civiltà europea è stato più un ‘effetto collaterale’ della testimonianza dei primi cristiani che un piano preordinato”. Così il Santo Padre in un intervento pubblicato nel novembre 2020 nel volume “Il cielo sulla terra. Amare e servire per trasformare il mondo”.

La Colletta è un gesto capace di far sperimentare e indicare la carità come dimensione fondamentale del vivere, come fondamento di una convivenza capace di costruire una prospettiva di pace, solidarietà, crescita comune.

Prosegue il Papa: “Le parole cristiane nel nostro tempo spesso svaporano, smarriscono il loro significato. Amore, carità … vocaboli che oggi evocano un sentimentalismo vago o una filantropia melanconica”. La Colletta è da sempre vissuta come esperienza di popolo. Non a caso tante volte è stato scritto “il popolo della Colletta”, capace di gioire, di fare festa, di essere lieto pur nelle difficoltà della vita personale di ciascuno e di tutti: ed è qualcosa che si incontra, si sperimenta, che stupisce. Tante sono state in questi anni le testimonianze di persone che entrando al supermercato per la spesa sono state affascinate dal clima che i volontari creavano e da donatori si sono trasformati in volontari, chi per il giorno della Colletta, chi per più tempo al Banco Alimentare.

E ancora: “Tutto il fiume di opere di carità piccole o grandi, una corrente di solidarietà che da duemila anni attraversa la storia, ha questa unica sorgente. La carità che nasce da una commozione, da uno stupore. Fin dagli inizi … diventa attenzione ai bisogni delle persone più fragili, le vedove, i poveri, gli schiavi, i malati, gli emarginati … Compassione, patire con chi soffre, condivisione. Diventa anche denuncia delle ingiustizie e impegno a contrastarle per quanto possibile”.

Proprio la situazione difficile di quest’anno costringe tutti noi a tener desta la consapevolezza degli “effetti collaterali” di quel che facciamo e a sottolineare il valore culturale del gesto che ancora una volta proponiamo: contributo semplice e piccolo, ma vero ed efficace (da artigiani direbbe Papa Francesco) sapendo di essere chiamati, come ci aveva ricordato don Giussani “a rinnovare lo spettacolo della condivisione gratuita del destino dei fratelli uomini. Di questo … il mondo ha bisogno per ritrovare una speranza che sostenga l’infinita fatica del vivere”. Perché “possa svilupparsi la solidarietà e sussidiarietà di tanti cittadini … È una questione di giustizia che ci impegna tutti a incontrarci … per favorire l’armonia necessaria affinché una comunità possa identificarsi come tale”. (Papa Francesco – dal discorso per la VII Giornata Mondiale dei Poveri).

Buona Colletta a tutti!

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