Si può vivere veramente così

A Inarzo, paese in provincia di Varese, convivono 25 persone affette da sindrome di Down e alcune famiglie

È Natale a Mirabilia Dei, la casa di Inarzo, paese in provincia di Varese, dove convivono 25 persone affette da sindrome di Down e alcune famiglie. “Si può vivere veramente così” come fanno queste famiglie che condividono tutto con quanti sono chiamati a parteciparvi, siano essi disabili o non, per dare gloria a Gesù.

Sono le 6 del mattino, suona la sveglia.

Marcella si alza e, nel silenzio, la preghiera: “Benedici il giorno che sta iniziando nella memoria della Tua risurrezione. Vieni Signore Gesù, resta con noi. Vieni Santo Spirito, vieni per Maria. Lodiamo e ringraziamo Dio”. Ognuno nel silenzio compie i propri doveri: Marcella scende per preparare le colazioni e le medicine. Faccio colazione e mi soffermo qualche minuto a pregare con i miei angeli custodi.

Sono le 7, è ora di dare la sveglia nel nostro piccolo monastero laico.

“Vieni Santo Spirito”. Non tutti rispondono in modo consono: “Lorenzo, mi sono fatto la pipì addosso”, così a volte il silenzio si interrompe per il rimprovero. Ci si aiuta a prepararsi, in silenzio si scende per la colazione dove è già iniziata la musica; nella novena del Natale ci accompagna la quinta sinfonia di Beethoven: l’Incarnato bussa al nostro destino, domanda di essere ospitato, ridesta il desiderio che Lui ha suscitato in noi.

Tutti si affrettano a consumare la colazione per poi sedersi nel luogo dove si prega.

La recita dell’Angelus ci chiama alla responsabilità di dire il nostro “sì”, interpella la nostra libertà, riaccende il desiderio di Gesù.

Con il segno della croce ridiciamo a Chi apparteniamo.

La lettura del Vangelo del giorno è l’irrompere di Gesù nelle nostre vite, i suoi insegnamenti in-formano e dettano il modo di fare, educano e fanno fiorire la vita strappandola dalle nostre miserie.

Si riprende la lettura sulla “povertà” che è diventata la regola delle tre case famiglia di Mirabilia Dei. Ci lavoriamo ogni giorno da un anno intero per imparare e per capire da un testimone, don Giussani.

Interveniamo, facciamo domande. A Ivan viene data la grazia di ridirci i cinque punti sulla fede che don Giussani ha delineato a partire da quanto accaduto ad Andrea e Giovanni che per primi hanno seguito Gesù: primo, un incontro, un avvenimento; secondo, l’imbattersi in una presenza eccezionale; terzo, uno stupore, una meraviglia; quarto, la domanda “chi è Costui?”; quinto, la responsabilità, la nostra libertà di annunciarlo e seguirlo. Ringrazio Ivan di avercelo ricordato, io per primo non devo fare l’errore di dimenticarmelo, così chiedo che mi venga ripetuto più volte nella giornata per essere aiutato a viverlo in ogni istante.

Sono le 8.45, la preghiera si conclude con una coscienza e consapevolezza rinnovata: “Io sono un dono, io sono Tu che mi fai, io sono domanda, desiderio, esigenze, evidenze. Fai Tu Gesù quello che il mio cuore non può, ma Tu che me lo fai chiedere, concedimelo. Vieni Santo Spirito”.

Il silenzio è sciolto.

Incomincia la giornata lavorativa: chi nel laboratorio elettromeccanico dove si assemblano macchine laser a uso medicale o nel laboratorio alimentare dove si producono conserve a base di frutta e verdura.

Prima di iniziare si recita l’Angelus, perché sia sempre evidente che lavoriamo in compagnia con l’eterno e infaticabile lavoratore.

Siamo richiamati alla responsabilità del nostro lavoro e alla cura che dobbiamo mettere nel farlo bene. “Lorenzo, questa mattina Mariano ci ha ripresi. Mi è sembrato arrabbiato, perché non mettiamo in modo corretto il copricapo. Ho sentito quelle parole esagerate, poi ci ho pensato e ha ragione: è veramente sgradevole trovare un capello nella marmellata”. Un altro mi dice: “Dobbiamo fare bene le macchine laser, perché se le facciamo male, pensa, ti stanno frantumando i calcoli renali, si spegne la macchina, perché abbiamo collegato mali i fili, quella persona può rischiare la morte”.

Il lavoro si conclude alle 17.00, interrotto dalla pausa per il pranzo, preceduto dalla recita dell’Angelus, dalle 12.30 alle 13.30.

Alle ore 19.00 la recita del Rosario secondo l’intenzione della giornata: per le nostre case e per coloro che le abitano, per i nostri cari e amici defunti, per le vocazioni, per le persone ammalate, per i benefattori vivi e defunti, per tutte le nostre necessità e bisogni, per Don Giussani e per l’unità del movimento di Comunione e Liberazione. Recita dell’angelus, cena. Sono le 20.30, al suono della campana ci si raduna per la preghiera della sera: si ringrazia per la giornata trascorsa, si fa l’esame di coscienza aiutati da brani che ci aiutano a prendere coscienza e consapevolezza delle nostre miserie e come queste, amate da Gesù, siano perdonate. In questi giorni leggiamo “Il mio Presepe” di Papa Francesco e poi restiamo in contemplazione.

Inizia il silenzio.

Un amico ci aveva suggerito lo slogan della nostra esperienza: “Si può vivere veramente così” per descrivere quello che viviamo nelle nostre tre case dove famiglie fanno fraternità condividendo con quanti chiamati a parteciparvi, siano essi disabili o non, per dare gloria a Gesù.

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