Di questi tempi personaggi come Maria Brasca sono una provvidenza. Chi è Maria Brasca? È una giovane donna di 27 anni che abita a Vialba, nella periferia nordovest di Milano, addetta in un’azienda dove si confezionano calze. Donna di popolo a tutti gli effetti, di una vitalità dirompente, poco preoccupata delle buone maniere. Non le importa molto di essere carina: è del tutto soddisfatta di come il Padreterno l’ha fatta. In realtà lei è la creatura di uno scrittore, e per quanto non sia stata messa al mondo oggi ma nel 1960, non ha perso nulla del suo smalto, della sua simpatia e della sua energia. O meglio del suo “sbrinz” come lei dice: parola il cui significato sta tutto nella convinzione con cui lei la pronuncia davanti a tutti.
Maria Brasca è un personaggio che Giovanni Testori aveva portato sul palcoscenico affidandolo all’interpretazione di Franca Valeri e che oggi è provvidenzialmente, e anche con grande successo, tornato in scena interpretato da un’attrice giovane e di piglio, Marina Rocco. Che così ha sintetizzato la sua esperienza: «Interpretarla per me è una vera botta di salute: è una donna che acchiappa l’aquilone di felicità che gira sulle nostre teste».
Testori aveva idee chiare rispetto al carattere di questa “sua” Brasca: «Le donne come lei sono creature in carne e sangue, c’è in loro una strana fusione di lealtà e testardaggine, di amore verso un uomo e di sensualità verso gli uomini in genere, di desiderio di dominio e di voglia di essere dominate. È un personaggio che non ha niente di frigido, di inventato o di costruito. Donne come la Maria Brasca vincono la vita col sentimento: ti vogliono bene e basta. Questa è la loro verità».
La sua storia è semplice: è innamorata persa di un ragazzo più giovane di lei, molto ben fatto, un po’ scavezzacollo. In famiglia le contestano questa sbandata, ma lei non recede e mette sottosopra il mondo per arrivare al suo obiettivo. Dato il carattere della persona il finale potete facilmente immaginarlo: vince lei. Ma quello che più resta impresso della sua avventura è un altro fattore, provvidenziale in questi nostri tempi. Lei è indubbiamente libera. È indipendente, lavora, ed è soddisfatta dell’autonomia economica che gliene deriva. Una donna convinta di tenere il pallino della situazione in mano e di poter far girare il mondo come vuole lei. Ma in che direzione vuole far girare il mondo?
Qui sta la sua specialità: ha dato un obiettivo allo spirito altamente trasgressivo, alla spregiudicatezza anche fisica, alla sfacciataggine nel mettere in piazza i sentimenti che la caratterizzano. E l’obiettivo è quello di costruirsi una vita insieme a quel poco di buono che l’ha colpita al cuore. Sposarsi. Rinunciare anche a quel cognome che pur tanto baldanzosamente sbandiera a ogni pie’ sospinto. In questo senso è una bomba di vita, nel senso pieno del termine. Si mette in gioco tutta, ma non si butta via né butta via nulla di quello che ha combinato. Non tira la morale, ma fa la cosa giusta.
Lei sì era da invitare a Sanremo a tenere un monologo. La grinta certo non le sarebbe mancata. C’è da scommettere che avrebbe sbaragliato il campo. Del resto lo ha detto anche Vittorio Sgarbi che a Sanremo si sarebbe dovuto parlare del centenario di Testori: Maria Brasca sarebbe stata una perfetta portavoce.
Chi vuole conoscerla ha tempo fino al 5 marzo, al Teatro Franco Parenti di Milano.
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