Il finale migliore per ognuno di noi

L'apostolo Tommaso non era con gli altri quando apparve il Signore. Pe questo tornò solo per lui. Dio busserà sempre una volta più di quello che noi ci immaginiamo

Chi se ne va di casa non sempre se ne va sbattendo la porta, per forza con il muso duro. C’è anche chi se ne va per andarsi a prendere una boccata d’aria, perché non ne può più del clima che si respira dentro. O, semplicemente, perché sa bene che, allontanandosi, i problemi si vedranno da una prospettiva diversa, assumeranno una colorazione diversa.

Quando Tommaso esce di casa – gli evangelisti mantengono il massimo riserbo sui motivi: “Tommaso non era con loro quando venne Gesù” – somiglia ad uno che chiude gli occhi per vederci un po’ meglio. Chissà perché se ne esce: per fare la spesa, per svuotare un po’ la mente dalla delusione dell’ultimo periodo, per ricalcolare il suo percorso di vita dopo che il più grande Amore se n’è andato, lasciando il mondo amico completamente col sedere a terra.

Non c’era, comunque, quando l’Amico rincasò per mantenere la sua promessa, quella ch’era sembrata illusione: “Io, per voi, ci sarò sempre. Contateci”. Quanto ritornò, ne ritrovò dieci, nascosti come talpe dentro la clausura del cenacolo dove s’erano celebrate le ultime confidenze prima della grande mattanza sul Golgota.

Ci si chiedeva spesso se, qualora fosse ritornato – tra i delusi c’era pur qualcuno che continuava ad annaffiare una minima speranza – sarebbe ritornato per vendicarsi con gli avversari oppure avrebbe continuato a viaggiare in punta di piedi, scansando le folle e andando alla ricerca del singolo.

Lui, in qualche angolino dell’anima, non aveva mai mutato la sua idea: di cambiare stile non avvertì mai l’esigenza, nemmeno nei tempi più bui della Crocifissione. Rimase quello di un tempo, degli inizi, di sempre: “E poi ti trovi che un giorno sei tu ad avere l’arma ma non spari, perché di colpire chi ti ha ferito non te ne importa più nulla” (A. Merini). Rinfacciare loro di averlo mollato sul più bello, d’essersi addormentati nell’attimo cruciale, d’essersi rivelati grandi screanzati proprio con l’unico che li aveva portati in palmo di mano e fatti viaggiare su ali d’aquila? A cosa sarebbe servito rimarcare l’amore non corrisposto? Preferì dare loro il meglio di sé, ancora una volta: “Pace a voi (…) Ricevete lo Spirito Santo” disse appena sentì il cuore sussultare di gioia incrociando i loro volti. Fu come se si fossero lasciati la sera prima. D’improvviso scomparve il lutto dai loro volti: la gioia tornò a fare capolino in mezzo alle rughe sfibrate.

Se ne accorse anche Tommaso che, ancora prima di sentirsi raccontare l’accaduto – “Abbiamo visto il Signore!” – percepì sulla sua pelle ch’era cambiata l’aria che tirava dentro casa: un qualcosa d’improvviso doveva essere accaduto, dentro quelle mura, tra la sua partenza e il suo ritorno. Un qualcosa che i dieci amici, ancora ubriachi di stupore, non gli tacquero: “È tornato per salutarci!” Il loro non-detto era ancora più molesto: “Se non fossi andato per i cavoli tuoi, anche tu l’avresti visto! Ben ti sta, vecchio”.

Venne a conoscenza così della grande notizia. Che ne sapevano, loro, del perché Lui se n’era andato per i fatti suoi? E se, a loro insaputa, se ne fosse andato di casa per andarlo a cercare, perché non si dava pace della dipartita? Che ne sapevano loro del fatto che, in cuore suo, Tommaso non avvertisse il bisogno d’essere lui, per la durata d’un giorno, il pastore e l’Amico, la pecorella d’andare a cercare? Che ne sa, chi rimane sempre in casa, dei motivi che spingono uno a spalancare la porta e andarsene?

Cristoddìo lo sa che la fede, come l’amore, è fatta di andate e di ritorni: che nessun figlio è uguale a quell’altro, anche se sono gemelli. Per questo ritorna sempre una volta in più. E l’ultima nostra non sarà mai l’ultima sua: “Otto giorni dopo c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù: ‘Metti qua il tuo dito, Tommaso’” (cfr Gv 20,19-31). Non glielo disse per bersagliare chi l’aveva ferito: non gliene importava. Glielo disse perché anche gli altri capissero che Cristoddìo busserà sempre una volta in più di quello che noi immaginiamo. Perché credere non è un vestito “prêt-à-porter”, di quelli che andranno bene a Tizio, Caio e Sempronio. Resterà un vestito su misura. E chi, a Dio, ci arriverà per ultimo, non per questo rimarrà ultimo nel suo cuore. Dio, per ogni anima, saprà sempre trovare il finale migliore.

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