Forse ormai pochi ricordano quanto, poco più di due anni fa, il 6 maggio 2021, ebbe a dire la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, citando don Milani, parroco e maestro di Barbiana, paese vicino a Firenze, di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita, che aveva insegnato ai suoi studenti negli anni 50, ritenendola decisiva, l’importanza dell’espressione “I care”.
“I care”: ci tengo, mi sta a cuore, mi prendo cura.
La von der Leyen aveva aggiunto che “I care” doveva diventare il motto dell’Europa. Significava assumersi responsabilità e che era quello che tantissime persone, molte impegnate nel volontariato, avevano fatto con i loro gesti e le loro opere durante l’anno della pandemia.
In un momento di particolare difficoltà, di crisi profonda come l’attuale, fondamentale è che l’appello “I care” sia fatto proprio da tutti, dai rappresentanti politici, dai corpi intermedi ai singoli cittadini: è un appello alla responsabilità di tutti e di ciascuno da esprimere e realizzare nelle scelte e nella vita quotidiana di ogni giorno.
Da 34 anni noi di Banco Alimentare siamo impegnati a “prenderci cura” e ci educhiamo a questa modalità di concepire noi stessi, la vita, le risorse che ci sono date, le persone che incontriamo nel nostro cammino.
Non abbiamo altre ragioni se non il tenerci all’altro, per impegnarci ogni giorno nel cercare di portare un aiuto attraverso un bene primario: il cibo.
Solo il desiderio di prenderci cura dei prodotti della terra e del lavoro dell’uomo, ci fa lavorare ogni giorno per evitare che le eccedenze alimentari diventino spreco e smarriscano la loro funzione originaria di essere nutrimento, condizione di vita per gli uomini.
Da sempre cerchiamo di stringere rapporti, relazioni, amicizie, con tutti coloro che incontriamo, siano le persone delle aziende che con noi collaborano, oppure delle strutture caritative convenzionate, per diventare sempre più “compagni di Banco” come da tempo ormai ci piace dire.
Ecco, oggi vogliamo coinvolgere tutti in un passo ulteriore: partecipare con noi a “We save and care” che non è solo il titolo di una campagna, ma vuole diventare una vera e propria community di aziende, persone, istituzioni, eccetera che con noi condividono questa volontà, direi questa necessità di “salvare, conservare, risparmiare, recuperare e prendersi cura”. Immediatamente, per noi, del cibo, di chi lo dona, di chi lo mette a disposizione e di coloro che lo ricevono, ma soprattutto per richiamarci una posizione umana di fronte a tutto quel che ci capita, a tutti coloro che incontriamo, di fronte alle responsabilità a cui la vita ci chiama.
Sette sono i punti sintetizzati per sottolineare questo spirito e rimarcare questo impegno:
1) Dai valore al cibo: il cibo è bene prezioso che dà dignità alla persona.
2) Guardati intorno: riconoscere il bisogno, a partire dal proprio, è il primo passo per cambiare.
3) Sii propositivo: le tue azioni, anche le più piccole, contribuiscono a cambiare il mondo.
4) Dona il cibo: condividilo con chi ne ha più bisogno, senza discriminazioni, o sostieni chi può farlo.
5) Combatti lo spreco: tutto ciò che ci è dato va custodito per gli altri.
6) Fai rete: è solo dalla collaborazione che nascono grandi imprese.
7) Diventa un ambassador: coinvolgi chi è intorno a te: insieme potremo fare la differenza.
Un cambiamento nella nostra società, in questi tempi difficili sempre invocato e necessario, può passare solo attraverso la responsabilità di gesti personali consapevoli e capaci di solidarietà e condivisione nei confronti degli altri, in particolare di chi più è fragile e in difficoltà.
La community vuole essere un ulteriore piccolo strumento in cui l’appartenenza diventa responsabilità capace di seminare pace e di tener desto anche lo slogan di don Milani.
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