Spesso anche in questo periodo si snocciolano dati sul non profit e il volontariato. Operazione necessaria, ma che fa dimenticare come il numero non ha a che fare con il mistero di ogni persona che decide di dare qualcosa di se stesso agli altri. Soprattutto quando non si limita a vivere una solidarietà, ma vuole vivere la carità.
“La carità non va in vacanza”. Con questa battuta ci eravamo lasciati in pieno agosto del 2019 con Mimmo Scafidi, responsabile della mensa dei Cappuccini in via Cipressi a Palermo e con i suoi amici, i quali con quella frase intendevano esprimere l’impegno che hanno assunto ormai da tanti anni nei confronti di un centinaio di poveri che ogni giorno si trovano nella sala mensa dei Cappuccini per consumare un pasto caldo. A voler essere precisi la mensa chiude solo due giorni l’anno: il 15 agosto e il lunedì dell’Angelo. Poi è sempre in funzione, Pasqua, Natale e tutte le feste comandate. Da lì la battuta di cui sopra. Da lì a poco l’esperienza del Covid avrebbe costretto tutti i volontari a misurarsi con difficoltà e problematiche del tutto nuove.
Ritroviamo oggi Mimmo insieme alla moglie con lo stesso sorriso e con lo stesso impegno: “Anche in pieno lockdown non abbiamo lasciato indietro nessuno”, dice subito. La mensa, infatti, pur con varie modalità, ha offerto da mangiare a tutti costituendo anche un punto di riferimento per quelli che in quei difficili mesi non avevano a chi chiedere non solo cibo, ma anche tanti altri generi di prima necessità.
L’opera nasce nell’alveo dell’esperienza francescana. Il suo motore è l’esperienza ecclesiale della Comunità del Vangelo, una comunità di laici che ha mosso i primi passi a Siracusa in Sicilia nel 1971 e che ora è diffusa in quasi tutte le province siciliane. Per loro la preghiera, la spiritualità, la meditazione del Vangelo sono un tutt’uno con il servizio che rendono a quanti quotidianamente già alle 11 di ogni giorno sono dietro il cancello in attesa di consumare il pasto. Basta guardare come questi volontari si muovono tra i tavoli per comprendere che ciò che fanno non è un generico volontariato, ma esprime la dimensione della carità che hanno imparato nella vita comunitaria.
Quando si chiede a Mimmo di dire chi garantisce la continuità dell’esperienza, la risposta è sempre la stessa: “Noi viviamo di provvidenza e finora questa non ci ha mai abbandonato”.
La mensa gode da sempre del sostegno del Banco Alimentare, di accordi con alcuni supermercati, di donazioni di privati, ma Mimmo ci tiene a dire che non è la programmazione che garantisce l’acquisizione delle derrate alimentari. E lo stesso vale per i volontari. Molti soprattutto i più anziani a causa del Covid si sono allontanati, ma altri ne sono giunti. Anche quando la mensa nel pomeriggio è chiusa Mimmo risponde al telefono e ogni richiesta viene evasa. Come quella volta che a mezzanotte giunse una telefonata che invitava a venire a prendere al porto una notevole quantità di tonno sequestrato e i volontari rimasero fino alla 5 del mattino per garantirne la sistemazione e conservazione nelle celle frigorifere della mensa.
La mensa offre anche un servizio di docce la mattina per coloro che in genere trascorrono la notte all’aperto, dando loro tutto, dal sapone agli asciugamani e talvolta anche i vestiti. Poi c’è anche un’infermeria in cui alcuni medici vengono periodicamente per effettuare visite generiche o specialistiche. Per quanto possibile si consegnano anche dei farmaci.
Mimmo è un uomo positivo, non si lamenta mai, ma quando si tocca il tasto del rapporto con le istituzioni si rabbuia. Ogni giorno vi sono procedure, controlli e verifiche cui cerca di sottoporsi con “cristiana sopportazione”, “ma questo onere diventa sempre può pesante ed anche i volontari fanno fatica a sottostarvi”, precisa.
Ma l’amicizia che lega tutti all’interno della comunità cristiana è una sicura certezza. Ed è questa certezza che muove tutti ogni giorno, chi lavora in cucina, chi serve ai tavoli, che va in giro a prelevare il cibo. Tutti hanno un volto lieto perché, liberi dal risultato, sanno scorgere nel volto del povero il volto di Cristo, come papa Francesco ricorda a tutti.
La solidarietà, il volontariato è una grande ricchezza della nostra società. Ma quando diviene carità, dono di sé commosso perché Qualcuno ci ha donato prima la vita e noi Lo vediamo nel volto dell’altro che ha bisogno assume la fisionomia della santità. Una santità non celebrata sugli altari, una santità quotidiana da gente. Ma non per questo meno commovente e capace di generare testimonianza di bene.
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