Elogio del realismo

Impariamo a guardare la realtà per quello che è, per quello che siamo. È il metodo del realismo. Aiuta a prendere le decisioni giuste. Anche in politica estera

Nello studio di un metodo per conseguire una vera conoscenza della realtà c’è un principio proposto da Alexis Carrel, già premio Nobel per la medicina, che suona così: “Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”.

Con ciò Carrel non intende certo disprezzare la ragione. Piuttosto vuole salvarla dal pericolo di quei vaneggiamenti che sopraggiungono quando la ragione sfugge al confronto con la realtà, con ciò che c’è, per lasciarsi andare a riflessioni su quanto magari si desidererebbe che ci fosse, ma non c’è.

Di fronte alla questione della guerra in Ucraina, ad esempio, tutti desidereremmo che Putin non fosse Putin, magari che anche altri non fossero quello che sono. Ma sono così, come sono.

Tutti desidererebbero che un conflitto si risolvesse in un dibattito, anche acceso, ma se qualcuno ti invade con un esercito, se vuoi difenderti, hai bisogno di un esercito, possibilmente ben armato.

Tutti desidererebbero vincere una guerra, ma se questo provoca infinite perdite umane e distruzioni, e magari il rischio di una guerra nucleare, forse sarebbe il caso di trovare un onorevole compromesso.

Tutti desidererebbero che le trattative per la pace fossero condotte da gente di cui ci fidiamo completamente, ma in mancanza di meglio, oltre che il Vaticano, perché non accettare che ci metta la testa anche qualche “cattivo”, come ad esempio Erdogan?

Da piccolo il mio sogno è sempre stato diventare centravanti della nazionale di calcio, ma poi ho dovuto ripiegare sul fatto di fare il prete. E non è detto che il piano B sia stato poi così male. Certo mi dispiace per la nazionale, che attualmente avrebbe proprio bisogno di un centravanti, di peso (e di che peso!).

Impariamo a guardare la realtà per quello che è, per quello che siamo. Vorremmo essere “santi subito” (io personalmente “santo prima”), ma a volte ci sembra di essere un po’ troppo peccatori.

Vorremmo usare la nostra libertà per quello che ci sta più a cuore, ad esempio nel tempo delle vacanze, e poi dobbiamo accorgerci che in fondo in fondo quello che ci sta più a cuore è lo stesso, più o meno, di tanti altri che magari disprezziamo.

Sì, è proprio utile usare il metodo del realismo, per imparare a guardare la realtà, a cominciare da noi stessi, con uno sguardo di misericordia.

Già, misericordia. È proprio una bella parola, che ci starebbe bene anche in un trattato di pace.

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