Giovedì scorso l’Europarlamento ha votato a favore del cosiddetto Asap (Act for Support Ammunition Production): un disegno di legge predisposto dalla Commissione Ue per aumentare la produzione di munizioni militari al fine di sostenere l’Ucraina. L’atto – preparato dal commissario Ue all’industria e alla difesa, il francese Thierry Breton – verrà finanziato fino a 500 milioni di euro attraverso la rimodulazione del budget Ue: anche con il dirottamento di fondi del Recovery Plan. La Commissione ha sottolineato che la decisione va a sostenere la “capacità industriale” dell’Unione e non “operazioni militari”, con un’applicazione “flessibile” degli orientamenti strategici della Recovery & Resilience Facility varato dopo la pandemia.
La proposta è stata approvata – senza emendamenti – da 446 europarlamentari, con 67 no e 112 astensioni. Hanno dato appoggio formale il Ppe, i liberali di Alde/Renew Europe ed Ecr (il partito conservatore presieduto dal Premier italiano Giorgia Meloni). Defezioni – oltre a quelle scontate dei Verdi e della sinistra radicale – si sono registrate fra i socialdemocratici di S&D e fra queste si sono contate quelle di alcuni europarlamentari del Pd italiano.
L’esito, in ogni caso, non si presta a dubbi o equivoci: il “PRR” europeo si può cambiare, così come i PNRR nazionali che ne fanno parte organica. Ma era una certezza in premessa: nessuna voce, infatti, ha sollevato sull’Asap riserve di tipo “costituzionale” né a Strasburgo o Bruxelles, né altrove (era invece accaduto in Germania sul Mes). È stato un passaggio esclusivamente politico, pienamente all’interno della fisiologia democratica fra un esecutivo e un parlamento. Non vi è spazio per “autorità” terze (soprattutto non elettive), autorizzate ad aver voce in capitolo, di alcun genere, sull’opportunità e possibilità di modificare i Pnrr o sulle direzioni concrete della riscrittura.
Nel merito, tre anni fa la bussola strategica del sentiero di uscita dall’emergenza pandemica fu individuata dall’Ue nella doppia transizione: energetica e digitale. Mille giorni dopo le autorità dell’Europa politica sono state spinte a rivedere in profondità le priorità. Nella transizione eco-energetica ha assunto rilievo l’indipendenza e la sicurezza (e questo ha riaperto fra l’altro il dossier nucleare, anche se in chiave di sostenibilità ambientale). Entro la transizione digitale (tecnologica) ha acquisito invece peso la “questione industriale”, al traino del ritorno dell’esigenza di rafforzare la difesa Ue. L’Asap è un caso concreto – di primo livello – di rilancio del ruolo delle grandi imprese (sono queste a produrre armi), anzitutto come motore dell’innovazione tech nel medio-lungo periodo. Un primo contrappeso tattico alla poderosa politica di sussidi all’industria varata dall’Amministrazione Biden negli Usa.
È questo – e nessun altro – lo sfondo diretto sul quale si misurano tutti i dibattiti interni sul cambiamento del PNRR italiano.
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