Dobbiamo rassegnarci a cronicizzare le dipendenze patologiche che affliggono sempre più i giovani come sembrano aver fatto molti corpi sociali e famiglie e gran parte delle autorità pubbliche preposte al problema? C’è chi non ci sta e continua, pur tra mille problemi, la sua battaglia al servizio dei giovani.
Il problema delle dipendenze patologiche che affliggono i giovani nel nostro Paese sta diventando un fenomeno dilagante. Occorre indagare le cause, ma anche concentrarsi sui temi della cura e dell’educazione.
Abbiamo sempre sostenuto che rispondere alle dipendenze giovanili con prevalenti azioni di “riduzione del danno”, come invece è avvenuto negli ultimi decenni, sia un grave errore. Ciò ha portato utenti e famiglie a pensare che si poteva convivere con farmaci antagonisti e con incentivi psicologici ed economici. Così si è cronicizzata la salute dei pazienti, e gli ambienti familiari e sociali sono diventati meri osservatori passivi della tragedia.
«La resa delle famiglie, dei corpi sociali e anche di chi è preposto alla cura sono i temi che ci debbono accompagnare con responsabilità in questo percorso – afferma Pietro Farneti, Consigliere Delegato della Fondazione Eris Ets -. Sempre più persone fanno uso di droghe acquistate a prezzi irrisori. È aumentata la violenza dei comportamenti, soprattutto nei giovani. I sopravvissuti dell’eroina o dell’alcol sono cinquantenni o sessantenni in condizioni di grave precarietà e di disabilità, che non sono più autonomi e che girano di struttura in struttura saturando posti per utenti più giovani. Alcuni invecchiano nelle Comunità al riparo dalla società e dopo anni di ricovero la cronicità della dipendenza diventa non autosufficienza, incapacità di sostenere una vita affettiva e sociale “normale”. Proponiamo per queste persone i fondi per la non autosufficienza e le pensioni per disabilità, per dar loro una vita dignitosa. Molte di loro non hanno famiglie. Famiglie a cui bisogna dare sostegno informativo e formativo contro i messaggi di normalizzazione delle sostanze che pervadono media e social. Radio e tv devono informare sui rischi di sottovalutazione dell’utilizzo di alcol e droghe».
Il nuovo fenomeno interessa i giovanissimi, ed è fatto di una terribile associazione di droghe, alcol, comportamenti lesivi e autolesivi. Sembra una nuova versione del “Sex, drugs and rock’n’roll”. Motti generazionali che distruggono i pochi sistemi di difesa che la società mette in campo.
Sono stato anch’io ospite di una Comunità nel 1984, a 25 anni. Fui accolto come fratello perduto e in astinenza. Ne sono uscito grazie all’amore e alla forza di chi mi stava vicino, senza l’aiuto di farmaci. Impensabile al giorno d’oggi, purtroppo. Tornato in famiglia ho incontrato un gruppo di amici e la mia futura moglie e madre dei nostri due figli. L’incontro con il testo “Il senso religioso” di Don Giussani fu un colpo al cuore!
Nel giugno del 1990, su sollecitazione di Don Pierino Gelmini, abbiamo dato vita a PARS, che oggi si occupa nelle Marche di prevenzione, cura e reinserimento di adulti e minori in difficoltà. Accoglie pazienti in “doppia diagnosi” inviati da tutta Italia.
Nelle nostre Comunità proponiamo un sistema che con strumenti medici, educativi, psicologici e sociali si occupa delle persone con dipendenza e di coloro che rischiano di diventarlo, non silenziando i sintomi coi farmaci, ma dando voce ai disagi e alla difficoltà di chi soffre, trovando soluzioni perché possano condurre una vita dignitosa e libera dalla dipendenza. Un sistema di prevenzione e cura che oggi viene chiamato Recovery.
Lo stesso proposto 23 anni fa da Acudipa e dal suo fondatore, Giuseppe Mammana. In quegli anni, in cui dilaga la dipendenza, si scoprono i recettori cerebrali degli oppioidi e i meccanismi della dipendenza. Mammana sogna di trovare gli strumenti di cura per quel male che travolge la sua generazione. Nella sua idea i farmaci sono antagonisti degli oppiacei e si associano a sostegno psicologico e supporto sociale ed educativo. Con questo metodo tanti giovani sono stati portati fuori dalla dipendenza.
PARS, Acudipa e Fondazione Eris ETS sanno di sostenere una causa difficile, ma hanno sempre la speranza che uomini e istituzioni coraggiosi possano sostenerli in questo impegno: una scienza per l’uomo che lo liberi e non lo annienti.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI