Uno sprazzo di cielo sereno dentro un mare in tempesta. Da una parte le incomprensioni dei potenti, la saccenza degli studiati, l’arroganza di chi dice “so tutto io”. Dall’altra la fanciullezza dei più piccoli, l’allegrezza dei bambini, quella dolce spensieratezza di chi s’alza al mattino facendo un piccolo inchino alla vita propria, quella altrui. Lui, il Cristoddìo dei Vangeli, serba nel cuore delle risposte bellissime per i grandi quesiti dell’umanità: “Che peccato, Padremmio, che pochi uomini abbiano le domande per queste mie risposte” si confida, in orazione, col Padre. A stupirlo è la spontaneità bambina:

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Ai bambini che, quando vogliono una carezza, ti prendono la mano e se la portano verso il viso: non fanno i conti prima, proprio per questo non hanno bisogno di giustificazioni dopo. Il loro pensiero è nudo, spontaneo e genuino: lo riconosci da come trema per troppa spontaneità. Che resta l’aspetto incantato della loro vita.

Ecco cosa apprezza il Dio cristiano: non le speculazioni dei teologi, le costruzioni architettoniche dei cervelli, la megalomania di chi non sa stare al mondo senza far esplodere fuochi d’artificio quando passa: mostra di apprezzare la spontaneità di un sorriso, la leggerezza di un’intuizione, un gesto inaspettato. “È tutta un’altra cosa così, Padremmio! – sembra di sentirlo dire – A me proprio non piace chi pianifica tutto. Amo l’inaspettato dei bambini”.

I “sapienti e dotti” come me, sembra proprio che Cristo non sappia come posizionarli nell’organigramma del suo cuore: da qualche parte pure ci staranno ma non sarà certo in cima alla graduatoria. I sorrisi adulti – Lui lo dice con modo e charme, mica come lo dico io – son come la spontaneità dei regali il giorno di san Valentino: sono risate che il pubblico fa quando, da dietro le quinte, il gobbo mette in bella mostra il cartello “Applausi!” Oppure tanta testa e poco cuore. Ma con troppa testa e poco cuore, il rischio non è che Dio non passi per la strada di casa ma che Lui passi e che l’uomo non se ne accorga affatto, (con)centrato com’è nelle sue mille speculazioni, filosofie.

Per i senza cultura – che mica sono i fancazzisti, chi marina la scuola, gli svogliati della storia – Cristo è un incontro da augurarsi: nessun testo, nessuna poesia supererà la percentuale di bellezza di un suo sorriso. Per i sapienti e i dotti, invece, Cristo resterà un enigma da risolvere, un teorema da dimostrare, una credibilità tutta da verificare. I sapienti, per far sfoggio della loro sapienza, Gli dicono: “Pare anche bello, ma aspetta un attimo: prima vorrei capire bene come funziona la storia, per poi decidermi se venirti appresso oppure no”. I piccoli, invece, rovesciano le parole come tazzine sul tavolo: “È così fascinosa la tua parola che, anche se non la capisco tutta, io voglio venirti dietro perchè, un giorno, magari la capirà meglio anch’io”.

È per costoro che il Cielo riserva le confidenze più intime. Una preferenza mai taciuta: “Perché così, padre, hai deciso nella tua benevolenza. Le loro vite sono fatte di giornate miti come porte lasciate aperte apposta: “Non chiudetele, entrerà il sole!” si premuniscono di dire gli abitanti di quelle casette. È gente con la mitezza su volto: come risposte hanno la gentilezza, il loro sorriso. “Illusi!”, va dicendo loro la gente che li schifa. Non è affatto delusione, manco debolezza: è che sanno trovare la forza altrove. Vanno altrove a ricaricarsi le pile: Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, io vi darò ristoro (cfr Mt 11,25-30).

È il cuore stesso di Cristo a sciogliersi: si dona a chi si confida, viene capito quando non ci si mette sulle difensive, si ama davvero quando si accetterà di essere amati. Si diventa grandi il giorno in cui s’impara a lasciarsi andare quando c’è di mezzo Lui, il suo amore pazzo e vittorioso. Cristo, umile com’è, è sempre stato convinto che sia molto più bello che sia l’altro a scoprire le nostre qualità, senza il nostro aiuto. È il genio dei bambini: occhi lucidi, illuminati a tratti da lampi di santa furbizia.

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