Il Meeting di Rimini sarà inaugurato dal cardinal Zuppi e dai responsabili di Kayros, Portofranco e Piazza dei Mestieri, tre realtà del Terzo settore che si occupano in diverso modo dei giovani recuperandoli dal carcere, aiutandoli a studiare, formandoli al lavoro. Nella mostra che si potrà visitare al Meeting si potrà vedere come un approccio sussidiario può aiutare chi è in difficoltà invece di limitarsi a discuterne.
“C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo tutti a vicenda a guardare avanti” (Fratelli tutti, 8). Con queste parole semplici il Papa lancia la sua sfida per promuovere la fraternità e l’amicizia sociale. Su questo temo dialogheremo con S.E. il Card. Zuppi al Meeting di Rimini. Un dialogo che partirà da esperienze imprenditoriali e del no profit che in questi anni hanno cercato di raccogliere la sfida.
Tutti noi abbiamo bisogno di luoghi e di persone che ci aiutino a trovare un senso alla nostra vita e al nostro desiderio di costruire, ma tra tutti chi oggi sente più drammaticamente questa esigenza sono i giovani.
A loro è dedicata una mostra curata da Daniele Mencarelli e illustrata da Giacomo Bettiol. La mostra si articola su 10 grandi pannelli in cui vengono raccontate due storie (quella di Chiara e quella di Rashid) che racchiudono il cuore di tanti incontri avvenuti nelle tre realtà (Portofranco, Kayros e Piazza dei Mestieri) che da vent’ anni ogni giorno accolgono migliaia di giovani italiani e stranieri.
Portofranco ormai diffuso in tutta Italia è un centro di aiuto allo studio rivolto agli studenti delle scuole medie superiori in cui operano 300 volontari fra docenti e universitari; Kayros nasce a Lambrate (quartiere periferico di Milano) per iniziativa di don Claudio Burgio e di persone e famiglie sensibili all’accoglienza di minori in difficoltà, segnalati dal Tribunale per i Minorenni, dai Servizi Sociali di riferimento e dalle forze dell’Ordine. Piazza dei Mestieri presente a Torino, Catania e Milano accoglie ogni anno circa 5.000 giovani adolescenti per accompagnarli nel loro percorso professionale e nell’inserimento del mondo del lavoro, un modello innovativo di sistema duale in cui si è stabilita una grande alleanza tra educazione e lavoro grazie al rapporto con centinaia di imprese e al lavoro di oltre 400 dipendenti.
Tre realtà molte diverse, ma unite dallo struggimento per il destino dei giovani, soprattutto di quelli che vivono situazioni economiche, sociali e culturali difficili.
Nella mostra sarà presente anche un video che raccoglie alcune testimonianze di questi ragazzi e basterà guardare i loro occhi per capire quanto l’esistenza umana sia davvero un’amicizia inesauribile, o come dice con altre parole il Papa “la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro” (Fratelli tutti, 57).
Così, negli anni, Portofranco, Kayros e Piazza dei Mestieri sono diventate una storia di storie, clamorose o semplici, drammatiche o lievi, in cui i nostri ragazzi hanno riscoperto i loro desideri più profondi, iniziando a dire: “Io valgo”.
Ogni giorno è una sfida, ci troviamo davanti ragazzi che urlano il loro bisogno di essere e di essere amati, spesso con una ribellione dentro che nasce dalla percezione che hanno di non essere guardati da nessuno.
Serve una paternità come ci suggerisce ancora il Papa: “Solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle altre persone nel loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle ad essere maggiormente se stesse, si fa realmente Padre” (Fratelli tutti, 4).
È questa paternità che proviamo a esercitare, ogni giorno, dentro tutti i nostri limiti. Una paternità gratuita che deve stare anche davanti agli insuccessi, seminando una speranza che potrà dare i suoi frutti subito o dopo tanti anni o forse mai, perché il compimento dipende da un Altro e dalla libertà di ciascuno.
Bisogna lasciarsi ferire dall’umanità di chi abbiamo davanti, perché non si può chiedere a un giovane di aprirsi se non si accetta di essere “nudi” davanti a lui. Il titolo della mostra “Da solo non basto” è una sfida per adulti e giovani. Ma per i giovani è spesso più drammatica, come dice Mencarelli, “un attimo basta a produrre una disgrazia senza fine, oppure il suo contrario: a volte ritrovarsi sulla strada una persona disposta ad ascoltarti e guardarti veramente, disposta a trasmetterti vita, sapere, e amicizia è la grazia che ti può salvare”.
Le tante analisi, spesso intrise di moralismo e di paternalismo, sono inutili davanti a una ragazza che ti dice: “Nessuno si interessa a me, nessuno vuole sapere come sto, cosa provo dentro”, come dice un pannello della mostra “Io sono trasparente al mondo”. I nostri giovani non hanno bisogno di essere compatiti, ma di essere sfidati e amati.
Portofranco, Kayros e Piazza dei Mestieri sono solo tre delle tante realtà che potremo incontrare al Meeting di Rimini in cui si rende evidente come la sussidiarietà non sia un concetto astratto, ma un modo per costruire un mondo più umano, mettendosi in gioco veramente. Tanti esempi di come uomini e donne che decidono di mettersi insieme possono cambiare il mondo attorno a sé. Non siamo ingenui e sappiamo bene come l’economia o la politica siano importanti per sostenere questo desiderio di costruzione che nasce dal basso, ma siamo anche coscienti che le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo.
Come dice il Papa, “quello che occorre è che ci siano diversi canali di espressione e di partecipazione sociale. L’educazione è al servizio di questo cammino, affinché ogni essere umano possa diventare artefice del proprio destino. Qui mostra il suo valore il principio di sussidiarietà, insperabile dal principio di solidarietà” (Fratelli tutti, 187).
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