Natalità, la forza della memoria

All’incontro del Meeting su "Demografia e natalità" partecipano i Nonni2.0. Danno speranza al futuro dei figli e sono la memoria viva di una storia

Oggi alle 19 al Meeting di Rimini si terrà un interessante incontro dal titolo “Demografia e natalità”, con la partecipazione del professor Gian Carlo Blangiardo, di Adriano Bordignon del Forum delle Famiglie, dell’economista Matteo Rizzolli, della ministra Eugenia Roccella, coordinati dalla professoressa Lorenza Violini. A tale incontro è stata invitata a partecipare anche l’associazione Nonni2.0, che sarà presente. A prima vista verrebbe da chiedersi: ma cosa c’entrano i “nonni” con una questione che riguarda, principalmente, coppie in età fertile, in grado, quindi, di invertire la grave tendenza in atto a non generare figli? La risposta a tale domanda mi sembra evidente: i nonni c’entrano eccome con tale tematica e per vari motivi: accenno a due di essi.

Il primo motivo è di ordine sostanziale, direi quasi “ontologico”, e consiste nel fatto che uno dei motivi (tra i tanti) per i quali attualmente (e da molti anni) si fanno pochi figli è che si sta perdendo la coscienza di essere parte di una storia, che lega indissolubilmente tra di loro le diverse generazioni. Senza tale viva coscienza si perde anche il desiderio di vedere perpetuare questa storia, contribuendo a continuare nel tempo tale discendenza, che nel mondo ebraico e cristiano, ma anche in quello classico, è sempre stata giudicata come una benedizione. Come ha bene scritto recentemente Lucetta Scaraffia, è solo negli ultimi decenni seguiti al secondo dopoguerra che è stata massicciamente diffusa l’idea che il non fare figli contribuisca alla propria “liberazione”, il che ha portato a consolidare una mentalità contraria alla generazione.

La Scaraffia auspica che i diffusori di tale deleteria mentalità chiedano scusa. Tali scuse non sono ancora arrivate! Durante un convegno organizzato dall’associazione Nonni2.0, la professoressa Eugenia Scabini ebbe ad affermare che occorre “incentivare alleanze tra adulti, perché, se è difficile trovare il maestro, quello carismatico che la vita concede poche volte di incontrare, è possibile cercare e creare una fratellanza generativa tra adulti che condividono la stessa condizione e responsabilità verso la generazione successiva. Tale responsabilità è un compito che compete all’adulto in quanto tale in primis a chi ha un ruolo educativo”.

E i nonni hanno principalmente un ruolo educativo. I nonni, anche solo con la loro presenza fisica, sono la testimonianza viva che apparteniamo tutti ad una storia che viene da generazioni passate e, quindi, apparteniamo ad un popolo che abbiamo la responsabilità di far crescere. Ci rende sicuri in questa direzione l’insegnamento costante di Papa Francesco, il quale, anche parlando recentemente ai giovani in Portogallo, insiste circa la necessità che si instauri, per la sanità dell’intera società, una solida “alleanza intergenerazionale”. Tale alleanza non potrebbe non avere effetti positivi, insieme ad altre condizioni, circa la generazione di nuovi figli. Imprescindibile, quindi, fare riferimento alla presenza positiva dei nonni, che, è bene ricordarlo, sono autosufficienti per il 75%.

Ma vi è un secondo motivo, più pratico, per il quale i nonni c’entrano con la tematica di cui si parla. Sta nel fatto che i nonni, statistiche alla mano (anche se basterebbe guardare alla nostra esperienza quotidiana) stanno svolgendo una enorme funzione sussidiaria a sostegno delle famiglie che vengono dopo di loro, con particolare riferimento ai loro nipoti. Senza che alcuna legge lo preveda, senza che lo Stato onnipotente glielo chieda, i nonni aiutano in misura enorme i figli a mettere al mondo bambini e bambine mediante i vari “servizi” che, gratuitamente e quotidianamente, mettono in atto per aiutare le famiglie dei propri figli. Spessissimo tali aiuti sono anche di ordine economico.

Stando così le cose, allora uno dei modi per aiutare la ripresa della generazione di figli è quella di sostenere, sia culturalmente che politicamente, questa funzione essenziale dei nonni. Perché, per esempio, non dare risalto fiscale agli aiuti economici che i nonni danno ai nipoti? Perché non permettere ai nonni di affiancare i genitori, con la loro saggezza, nella presenza a scuola? Perché non coinvolgere i nonni autosufficienti in tanti “servizi” a cui il presuntuoso Stato non può arrivare?

Insomma, penso che i nonni possano infondere ai propri figli quella speranza per un futuro positivo, senza la quale la natalità non ritornerà a crescere. I nonni sono fonte di speranza, se non altro perché essi, custodi della memoria, sono capaci di essere “attivi testimoni delle virtù e delle esperienze che, alla prova del tempo e della vita, si sono dimostrate utili e valide per affrontare le sfide personali e sociali del tempo presente”, come abbiamo scritto nel manifesto fondativo di Nonni2.0. Tra le sfide più urgenti vi è proprio quella fondamentale che riguarda la procreazione.

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