FNS – presentato l’altro ieri in Piazza Affari dal Mef e dalla Cassa depositi e prestiti – è acronimo di Fondo Nazionale Strategico, ma la “esse” potrebbe stare senza difficoltà per “Sovrano”: non nell’accezione divisiva dello slang politico, ma in quella tecnica consolidata sui mercati finanziari. Qui non sono “fondi sovrani” solo quelli sviluppati da tempo negli Stati del Golfo oppure a Singapore piuttosto che anche in Norvegia. È equiparato nella stessa categoria – per dimensione e strategia – anche Kkr: il mega-fondo (privato) statunitense, che in Italia ha appena acquistato la rete Tim. È tecnicamente “sovrano” anche Blackrock, fondato e gestito da Larry Fink, ricevuto lunedì a Roma dalla Premier Giorgia Meloni, interessato a grandi progetti infrastrutturali in Italia.



Blackrock ha una potenza di fuoco vicina ai 10mila miliardi di dollari, una parte certamente proveniente anche dagli investitori italiani che erano l’altro giorno a Palazzo Mezzanotte: banche, assicurazioni, grandi Fondazioni bancarie, grandi casse previdenziali, importanti asset manager. Le Fondazioni sono già co-azioniste con il Mef della Cdp: che è già in parte considerata un “fondo sovrano”, coi suoi 450 miliardi di euro di attività totali (fra questi quote di Eni, Enel e Poste). E che ha già partorito una filiera moderna di fondi strumentali (F2i è il più rilevante) e strutture evolute come Cdp Equity. Il progetto di FNS – che parte con una dotazione di un miliardo di euro – guarda però oltre direttamente al mercato azionario e alla sua attrattività soprattutto per le imprese piccole e medie su sentieri di recupero/rilancio della competitività.



FNS – come ha sottolineato a Milano Giulio Centemero, primo firmatario e relatore del progetto di legge – si profila come “fondo di fondi”: potrà intervenire attraverso fondi di mercato, con un orientamento specifico alle Pmi. È un tentativo lineare di accelerazione di passo da parte di un’Azienda-Paese per valorizzare a leva una delle sue grandi risorse strategiche, mai venute a mancare: il risparmio. A quest’ultimo l’accesso via mercato è sempre stato problematico, anche per la storia finanziaria bancocentrica del sistema-Paese. L’ennesima fase critica è rappresentata da una mini-ondata di “delisting” di Pmi italiane da una Borsa che ha dedicato segmenti di approdo per il classico format dell’impresa italiana emergente.



A Milano c’era Brunello Cucinelli a difendere invece il valore della scelta di aprire il capitale al mercato e quindi la costanza di un Governo a rilanciare in forme innovative gli strumenti di incentivo pubblico alla capitalizzazione dell’economia reale. Con un fondo veramente sovrano, lontano da ogni equivoco sovranismo.

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