Gli analisti, i giornalisti, i sondaggisti si sono sbagliati. Per settimane hanno ripetuto che Donald Trump e Kamala Harris erano in parità, ma i risultati della settimana scorsa hanno radicalmente smentito tutte le previsioni. L’élite delle due coste che scrive sui giornali, che parla in televisione, è sconnessa dalla realtà visto che Trump ha ottenuto oltre cinque milioni di voti in più della Harris. Erano 20 anni che i Repubblicani non ottenevano una vittoria così rotonda.
Trump ha ottenuto il 10% di voti ispanici in più rispetto al 2020: il 45% del sostegno della minoranza più importante del Paese, un tempo bacino indiscusso dei Democratici. La seconda o terza generazione di chi è arrivato negli Stati Uniti parlando spagnolo non si sente più straniera e pensa come buona parte della classe media. Trump ha anche ottenuto l’appoggio di una parte rilevante dei neri, qualcosa di impensabile in altri momenti. Ha guadagnato in luoghi come il New Jersey, il Bronx, il quartiere nero per eccellenza di New York, o a Chicago.
Le élite istruite vivono in una bolla. Ed è per questo che non hanno compreso cosa stava accadendo. Biden è stato l’ultimo democratico con un progetto per l’intero Paese. Harris appartiene al mondo delle università prestigiose, dove si insegna che i problemi degli Stati Uniti hanno a che fare con la disuguaglianza razziale o la discriminazione contro le donne. Sono problemi reali, ma non la priorità degli “altri americani”, che vivono una vita più infelice di quelli con un’istruzione superiore: si sposano meno, divorziano di più, sono più dipendenti dagli oppiacei, più obesi e molto più soli. E hanno la sensazione che negli ultimi quattro anni l’economia sia peggiorata e che il Governo non abbia fatto abbastanza per combattere l’inflazione. Biden ha approvato sostegni per i lavoratori. La politica post-Covid ha consentito una solida crescita e la creazione di posti di lavoro. Ma i dati macroeconomici non contano. Ciò che conta sono le sensazioni e molti hanno l’impressione di aver perso troppo potere d’acquisto.
È stato spiegato molte volte che Trump ha saputo catturare il malessere e guidarlo. Il suo messaggio è semplice ed efficace: “I membri delle élite vi hanno tradito e devono essere mandati via”.
Gli analisti non hanno capito che il desiderio di giustizia, possiamo chiamarlo anche risentimento, è più forte dei valori su cui un tempo si fondava la democrazia. Per molti elettori, la sensazione di essere stati traditi è più importante di ciò che dice o fa Trump. A loro non importa che i suoi discorsi siano erratici, che usi fake news, che sia stato condannato dalla giustizia.
Hamilton, uno dei Padri fondatori, era convinto che il futuro degli Stati Uniti dipendesse dalla fiducia. Quella fiducia nella democrazia sta rapidamente diminuendo. I valori della Repubblica sono già qualcosa di astratto, di lontano. Ci scandalizziamo del populismo senza voler comprendere il cambiamento antropologico che lo genera. Ciò che fino a poco tempo fa era ovvio, non lo è più. David Brooks ha profetizzato sul New York Times dopo la vittoria di Trump che arriveranno tempi caotici. Tempi che sono “un’opportunità perché metteranno alla prova le anime e ci faranno vedere di che pasta sono fatte”.
I momenti brutti sono sempre un’occasione perché l’anima, senza la quale non esiste democrazia, esca allo scoperto.
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