L’affermarsi della concezione individualistica e utilitarista del soggetto e la conseguente crisi delle relazioni hanno portato a una progressiva crisi dei corpi intermedi. Essi, infatti, sono per definizione aggregazioni di tipo sociale, nati storicamente come risposta concreta ai diversi bisogni della società. Sono stati lo sbocco naturale della natura relazionale dell’uomo. Movimenti (in origine quello cattolico e quello operaio), associazioni, partiti, sindacati, e aggregazioni di vario tipo che hanno aiutato nel corso della storia le persone a incontrarsi, a conoscere, a porsi domande, sostenendo la loro capacità di iniziativa e intraprendenza. Sono stati un elemento decisivo per la tenuta della democrazia.
Durante l’esilio svizzero (1943-1944), Luigi Einaudi maturò la convinzione che “la società sana sia quella in cui fra l’individuo e lo Stato abbia esistenza autonoma una fitta rete di organismi e corpi intermedi”. Tra questi, svolgono un ruolo particolarmente importante la famiglia, il collegio elettorale, la scuola, l’università, le associazioni dei lavoratori, degli imprenditori, dei volontari, e, non ultimo per importanza, il partito politico, concepito come “unione di persone intorno a un programma piuttosto che come organismo burocratico intorno ad una rigida ideologia”.
Il venire meno del loro elemento sorgivo, cioè il valore delle relazioni, ha inevitabilmente portato all’evaporazione di molteplici forme di questi corpi. Questo è l’aspetto più eclatante di quel distacco umano e sociale che da oltre vent’anni investe l’Italia e non solo. Anche la politica ha ritenuto di poter fare a meno del ruolo dei corpi intermedi. Nella convivenza sociale e nella sua declinazione politica, oggi si favorisce l’immediatezza e la disintermediazione. Le forme tradizionali di aggregazione sono ritenute erroneamente superate.
Il recente saggio “Comunità intermedie, occasione per la politica”, curato da Franco Bassanini, Tiziano Treu e Giorgio Vittadini, rimette al centro del dibattito il ruolo delle comunità intermedie nella democrazia di oggi. Gli autori sottolineano l’urgenza di un rinnovato dialogo tra i vari soggetti e poteri sociali, per costruire un nuovo modello che coniughi i pubblici poteri con l’istituzione dal basso, costituita dalle singole persone nella loro responsabilità e da tutta la rete dei fenomeni associativi di collaborazione e integrazione. Il saggio rimette in evidenza il valore dei corpi intermedi come luoghi di aggregazione che contribuiscono non solo a soddisfare concretamente i bisogni delle persone in quanto esseri relazionali, ma anche a svolgere il compito di educare e valorizzare i desideri umani, tra cui quelli “socializzanti” identificati da Arrow.
Il protagonismo sociale, economico, politico e istituzionale di cui l’Italia ha un estremo bisogno, infatti, non nasce da un generico spontaneismo e nemmeno può essere imposto dall’alto. Esso dipende dalla nascita e dal permanere di soggetti, singoli e associati, mossi da ideali, da passione civile, e dal bisogno di conoscere e creare nuove soluzioni a problemi condivisi.
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