Il prezioso contributo del Premio Nobel per l’Economia del 2009, Elinor Ostrom, insieme a quello degli studiosi che hanno approfondito le sue idee, ha offerto e offre un prezioso contributo al percorso verso lo sviluppo sostenibile. Ostrom ha concentrato i suoi studi sull’importanza e sulla gestione dei beni comuni (commons) a livello sia locale sia globale, evidenziando come le risorse naturali quali foreste, oceani, e acqua sono esposte al rischio di degrado in mancanza di un’adeguata amministrazione. Negli anni, questa riflessione si è estesa dalle risorse naturali a nuovi commons come la tecnologia, il patrimonio culturale, la conoscenza e gli spazi urbani.
Ostrom ha proposto una terza via tra Stato e mercato per la gestione dei beni comuni. In determinate condizioni, una gestione collettiva, affidata alla capacità di autoregolazione delle comunità utilizzatrici, può risultare più efficace rispetto a quella privata o statale. La sua teoria individua le condizioni necessarie per garantire la sostenibilità della gestione comunitaria nel lungo periodo. Questa difesa della gestione comune, distinta da quella statale, pone in risalto il primato della società sullo Stato, riconoscendo alla società la capacità di soddisfare alcune esigenze dei cittadini in modo più efficiente, e di esercitare un’autonomia di autogoverno attraverso strumenti di democrazia diretta e partecipazione politica.
Un altro contributo significativo proviene dall’economia civile, una corrente economica che affonda le sue radici nel 1753, quando l’Università di Napoli istituì la prima cattedra di economia al mondo, affidandola ad Antonio Genovesi (1713-1769). L’opera principale di Genovesi, “Delle lezioni di commercio o sia di economia civile” (1765), esprime la sua convinzione che l’essere umano sia il risultato di un equilibrio tra interesse personale e solidarietà sociale, concependo il soggetto come una realtà relazionale basata sulla reciprocità. Da qui, la sua visione del mercato come “mutua assistenza”.
Genovesi fu il primo a teorizzare una visione cooperativa del mercato concorrenziale, capovolgendo il concetto di homo homini lupus nel suo contrario, homo homini natura amicus. Questa scuola di pensiero include anche Giuseppe Toniolo (1845-1918), che ha apportato numerosi contributi alla teoria economico-sociale, tra cui l’importanza di considerare la terra e le risorse naturali tra i fattori di produzione, insieme a capitale e lavoro. Toniolo sosteneva che la terra e il lavoro umano dovessero avere un ruolo primario rispetto al capitale, una gerarchia che il modello capitalista ha spesso invertito, ignorando il valore della terra e della natura.
L’economia civile propone un modello di sviluppo inclusivo, partecipato e sostenibile. Questo interesse si è riacceso in un momento in cui il modello economico neoliberista sta mostrando le sue criticità, spingendo molti economisti a riscoprire gli insegnamenti di Genovesi e a promuovere l’attualità dell’economia civile. Non si tratta di un’alternativa al mercato, ma di una visione diversa, un mercato “civile” in cui termini come felicità, virtù e bene comune ritrovano spazio anche in ambito economico.
Sono esempi di un contributo prezioso per costruire uno sviluppo economico e sociale integrale, che vada oltre i limiti dell’individualismo.
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