Educati al gusto di vivere

Anche quest'anno torna la Cena di Santa Lucia a Padova, che quest'anno ha il titolo "Educare è speranza"

Il rapporto tra l’Occidente e i cosiddetti Paesi in via di sviluppo, come sappiamo, copre una storia di cinquecento anni, fatta soprattutto di incomprensioni, sfruttamento e subalternità, ma in cui non sono mancati anche rapporti di collaborazione virtuosa, in cui soggetti della società civile e Governi hanno saputo dialogare nel reciproco rispetto e attivare risposte ai bisogni delle popolazioni.



In uno dei momenti drammatici di questa tensione, la strage di Nāṣiriya, don Luigi Giussani, disse: “Ci vorrebbe una educazione del popolo”. Per poter leggere i fatti, stare di fronte ai piccoli e grandi avvenimenti, personali e collettivi, non si può prescindere da gesti in cui essere educati alla carità, all’amore all’altro, al servizio, al bene comune.



Dal 2002, la cena di beneficenza dedicata a Santa Lucia, organizzata a Padova, si pone l’obiettivo di raccogliere fondi a sostegno della Fondazione AVSI, una ONG impegnata in oltre 200 progetti distribuiti in 38 Paesi del Terzo Mondo. Il tema scelto per l’edizione di quest’anno, “Educare è speranza”, riassume bene l’alternativa al modello predatorio adottato finora dalle nazioni ricche.

Tra i progetti più significativi sostenuti in passato da AVSI e dalla Fondazione Umano Progresso c’è stata la riqualificazione delle favelas di Salvador de Bahia, in Brasile. Queste baraccopoli, simili a palafitte sull’acqua, mancavano di servizi igienici, causando una diffusione endemica del colera. L’intervento è stato realizzato in stretta collaborazione con la comunità locale e non si è limitato alla ricostruzione urbanistica: sono stati costruiti una chiesa e un centro educativo-sportivo, frequentato quotidianamente da centinaia di ragazzi sottratti alla strada.



La qualità dell’iniziativa è stata riconosciuta dalla Banca Mondiale, che ha contribuito al finanziamento per portare a termine il progetto. Tuttavia, quando i cooperanti hanno chiesto ai funzionari della Banca perché questo modello partecipativo non potesse essere replicato altrove, la risposta è stata sorprendente: “A Bahia si è fatto troppo affidamento sull’elemento umano, sull’educazione dei protagonisti, un fattore considerato troppo imprevedibile”.

Ed è proprio per questo che educare è speranza. Non esiste nulla di più stabile e duraturo che aiutare a scoprire l’infinito desiderio che portiamo nel cuore, la capacità di riconoscere ciò che risponde a quel desiderio nella realtà, il piacere di apprendere un mestiere o una poesia, la gioia di vivere insieme, cercando aiutarsi uno con l’altro, scoprendo anche il bene portato da chi è diverso da sé.

Ogni dicembre, nel padiglione della Fiera di Padova, si rimane colpiti davanti al racconto di storie toccanti di persone che, con dignità, chiedono aiuto; si scoprono realtà bisognose di cui spesso si ignorava l’esistenza e si stringono amicizie con concittadini virtuosi, prima sconosciuti.

Il giorno dopo, ognuno torna alla propria vita, ma con uno sguardo diverso, arricchito dalla consapevolezza di aver intravisto quel mistero che si cela in ogni cosa e persona, ma che spesso ignoriamo. È la stessa capacità di guardare oltre, come insegnava Saint-Exupéry: riconoscere che ciò che sembra un cappello, in realtà, può essere un boa che digerisce un elefante. Solo i bambini, e gli uomini educati al gusto di vivere, possono cogliere questa profondità.

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