“Oggi Maria, sorpresa della grazia che l’ha fatta bella fin dal primo istante di vita, ci porta a stupirci della nostra bellezza. Possiamo coglierla attraverso un’immagine: quella della veste bianca del Battesimo; essa ci ricorda che, al di sotto del male di cui ci siamo macchiati negli anni, c’è in noi un bene più grande di tutti quei mali che ci sono accaduti. Ascoltiamone l’eco, sentiamo Dio che ci dice: ‘Figlio, figlia, ti amo e sono con te sempre, tu sei importante per me, la tua vita è preziosa’. Quando le cose non vanno e ci scoraggiamo, quando ci abbattiamo e rischiamo di sentirci inutili o sbagliati, pensiamo a questo, alla grazia originaria. Dio è con noi, Dio è con me da quel giorno. Ripensiamoci”.



Con queste parole papa Francesco richiamava, qualche anno fa, il cuore della festa dell’Immacolata Concezione di Maria. Il Battesimo ha messo in noi un dono che, spesso, è l’ultimo dei nostri pensieri. Occupiamo energie e tempo per guadagnare le conseguenze di ciò che abbiamo in mente, e se non riusciamo ci deprimiamo. Gli obiettivi prendono il posto delle ragioni che ci spingono a muoverci nella vita, gli scopi che ci diamo scalzano l’origine di ciò che siamo. La festa di oggi è l’esaltazione dell’origine, del primo istante, di quel momento in cui non potevamo fare nulla, progettare nulla, conquistare nulla. Tutto era puro dono, pura volontà di un Altro che ci ha pensati e preferiti.



Quell’istante è stata l’unica preoccupazione del Creatore, che ha scelto Maria per ricondurre ciascuno di noi a quel momento, perché tutti siamo stati “quel momento”. Poi si cresce e crediamo di poter costruire su altre fondamenta. Nessuno ce lo impedisce, ma dobbiamo fare la verifica personale circa la tenuta dei nostri tentativi. Alcuni possono anche riuscirci, possiamo aver successo, riuscire a realizzare effettivamente quello che abbiamo in mente ed essere riconosciuti dal mondo, ma cosa dura sul serio? Cosa riempie davvero il cuore delle ragioni di cui ha bisogno?

Il criterio che la Trinità ha voluto, e che ha voluto come una di noi, è l’umanità della Vergine Maria. Lo straordinario editoriale di don Marco Pozza, apparso qui ieri lo diceva in modo efficace, usando l’immagine della chiave: “Se abbiamo una cassetta in cui tenere i soldi, l’unica cosa a cui prestar attenzione è la chiave: la chiave non è il denaro, ma senza la chiave non si arriva ai soldi. La Madonna è la nostra chiave, senza lei non si arriva a Cristo: Lui è venuto attraverso di lei. Ciò che i santi possono fare col suo aiuto, solo lei lo può fare da sola. Lei è Lei”.



Proprio per queste ragioni Maria non può che essere il metodo di ogni azione che voglia avere Cristo come origine e scopo. Sentiamo spesso grandi discorsi, elaborati e ricercati, vediamo uomini e donne che si agitano in mille modi trasformando ogni cosa in un laboratorio, illuminati di ieri e di oggi che pontificano con analisi e soluzioni… ma qui abbiamo un criterio per smascherare il celato narcisismo che si nasconde sempre più astutamente dietro queste apparenze: Maria. Se manca Lei, se non è mai posta come riferimento, se la sua vita non diviene metodo per la nostra, continueremo a essere cembali che tintinnano, e le nostre parole soltanto parole, magari molto applaudite.

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