Guardando al Servizio sanitario nazionale (Ssn) come a un paziente che si presenta al proprio medico curante e volendo qualificarlo per come appare esternamente al clinico che lo sta esaminando, usando un aggettivo poco usuale per descrivere il Ssn ma tipico del linguaggio del professionista sanitario in azione si potrebbe dire che il Ssn appare cachettico (da internet: si dice, in senso figurato, di persona o cosa miserevolmente deperita o degradata).

Pensiamo all’insufficienza delle risorse economiche dedicate dallo stato alla sanità (Fondo sanitario nazionale) che tutti lamentano; pensiamo alla mancanza di risorse umane, soprattutto infermieristiche, ma anche mediche in particolare in alcuni settori (medicina di base, emergenza-urgenza, ecc.); pensiamo all’incapacità di alcune regioni di erogare il minimo che il Ssn è tenuto a riconoscere ai propri cittadini, e cioè i Livelli essenziali di assistenza (Lea); pensiamo alla rinuncia alle cure a cui sono costretti molti cittadini per via dell’inaccettabile lunghezza che caratterizza il tempo di attesa per ricevere prestazioni considerate essenziali. E la lista dei segni e sintomi è solo all’inizio, ma è più che sufficiente per concludere che il Ssn si può effettivamente definire “cosa miserevolmente deperita e degradata”.

Come si può facilmente immaginare anche senza essere dei clinici uno stato cachettico non prefigura di certo una bella situazione, ma la buona notizia è che la cachessia non ha come esito necessario la morte, bensì (almeno in termini generali e salvo altre magagne) si può curare. E come si può curare?

Ancora una volta, dando sicuramente cattivo esempio (e me ne scuso in anticipo) ma ci sta nell’ottica di questo contributo, tanto per cambiare viene in aiuto internet, che come al solito ci stupisce per la sua capacità di dare risposte alla nostra ignoranza con informazioni, spesso ovvie e tautologiche da essere perfettamente in linea con le nostre (ineducate) attese, che ci soddisfano: “il rimedio più efficace per la cachessia è trattare la causa che l’ha generata”. Elementare, Watson! (a dire il vero seguono poi anche indicazioni e rimedi che riguardano la cura del paziente cachettico, ma niente che può agire nello specifico su un Ssn deperito o degradato).

E allora, visto che è elementare, perché non provarci?

Finanziamento. Non c’è dubbio che occorrono più soldi, e visto che non si può stampare moneta (ma sarà vero?) basta sottrarla (in modo onesto e alla luce del sole naturalmente, tipo stile Robin Hood per esempio) agli altri: alla difesa (no alla guerra e alle armi), alle pensioni (no alle pensioni super), alle industrie inquinanti (viva il green) e alle infrastrutture che sono ritenute inutili (autostrade non utilizzate, ponte sullo stretto); ecc. Qualche altro si arrabbierà, ma intanto beneficiamo la sanità.

Personale. Formiamo e assumiamo quelli che mancano e rendiamo attrattivo il Ssn per trattenere quelli che se ne vorrebbero andare (o incentivare quelli che potrebbero venire): aumento degli stipendi, benefit come in altri settori (auto ai dirigenti, adeguati premi di produzione,ecc.), privilegi (si può usare questo termine?) che rendano appealing il comparto; ecc.

Lea. Lasciamo perdere i requisiti essenziali e concentriamoci su requisiti minimi, così che tutte le regioni siano in grado di erogarli; chiediamo a chi è disposto a pagare per i servizi essenziali (perché ha i soldi per farlo) che vi provveda con risorse proprie (visto che le ha); eliminiamo i contenziosi e le cause (penali, civili, amministrative) in sanità e così cancelliamo la medicina difensiva e i gravami che genera; ecc.

Tempi di attesa. Con l’aumento del personale e della sua soddisfazione (vedi sopra) i servizi possono rimanere aperti più a lungo (magari H24, e anche sabato e domenica); aumentiamo le dotazioni strumentali per eseguire gli esami: e così i tempi di attesa si riducono; ecc.

Elementare, Watson!

E via con tanti altri suggerimenti che, come molti dei precedenti, altro non appaiono che delle “boutade” che al massimo possono suscitare ilarità ed essere occasione per fare quattro chiacchiere e scherzarci su, perché se è così elementare, possibile che, con la notoria capacità di inventiva che caratterizza il popolo nostrano (Roma, Palazzo della Civiltà: “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”), nessuno ci abbia ancora pensato?

Il problema è che curare la cachessia del Ssn, purtroppo, è molto più complesso che risolvere i casi per cui è diventata famosa la coppia Sherlock Holmes-Watson: non basta “un intervento nutrizionale, l’integrazione di sali minerali e vitamine, cure ormonali a base di testosterone, insulina, medicinali antinfiammatori e antiossidanti” come suggerisce internet per curare il paziente cachettico.

I medici (e non solo loro) che si stanno occupando di questo originale tipo di cachessia che affligge il Ssn sono tanti e ognuno ha una sua (o tante sue) ipotesi sia sulle cause sia sulla cura: forse è il caso di mettersi insieme, discuterne insieme, esaminare insieme le diverse ipotesi causali e i rimedi suggeriti, ma non solo in convegni e incontri di tecnici e di esperti, o con appelli di stimabili scienziati. Occorre coinvolgere chi poi dovrà prendere decisioni, occorre che sia la politica a segnare la strada, a farsi carico in prima persona della cachessia del paziente Ssn: e qui purtroppo, a parte iniziative che hanno altri e molto discutibili obiettivi (vedi la proposta di referendum in Lombardia), ci tocca registrare lo scarso interesse che la sanità suscita nei rappresentanti che abbiamo eletto, al di là del ripetuto lamentarsi che mancano soldi e persone e che i tempi di attesa sono troppo lunghi.

Ma anche su questo, purtroppo, si deve dire: elementare, Watson!

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