Domenica sera i telegiornali, tra le varie notizie, ci hanno fatto sapere che anche il Papa il giorno di Pasqua ha parlato. Ci hanno raccontato della sua preoccupazione per la pace, o meglio, per la guerra che non ci dà pace.
Di quello che ha detto il Papa hanno pensato che non fosse poi così importante mettere in evidenza il Fatto che la celebrazione della Pasqua ha origine dall’annuncio della Resurrezione di Gesù, fondamento della speranza di una nostra futura resurrezione. Insomma, la vera notizia, anche in senso giornalistico, sarebbe stata che qualcuno ha vinto la morte, anche quella dei tanti uccisi nelle guerre, anche quella dei miei genitori, anche la mia, futura.
Qualcuno potrebbe osservare che in fondo questo non sarebbe stato uno scoop: lo si sa da duemila anni, e non tutti ci credono. Anzi, alcuni la considerano una “fake news”. Io preferisco crederci e penso che valga la pena di ricordarci le cose importanti dimenticate nel tempo. Non basta ricordare che comincia l’ora legale.
A chi è nel dolore per un amico o un parente ucciso, o a chi è in angoscia perché non sa se è ancora vivo, sarà certo utile sapere che deve spostare avanti le lancette dell’orologio o piacevole sapere che Sinner ha ottenuto ancora una sfolgorante vittoria. Certo, tutto giusto, e vero. Però nella vita c’è qualcosa che ci interessa ancora di più che sapere queste cose, soprattutto quando la cronaca, specie quella nera, ci tocca più da vicino.
Circa l’obiezione di alcuni che l’Annuncio pasquale è qualcosa che riguarda solo quelli che hanno fede, oggi in chiara minoranza se si considera che per la maggior parte della gente si è ridotto all’occasione di una nuova vacanza, magari all’estero per chi se lo può permettere, concedetemi di non essere d’accordo. Se io fossi convinto che la Resurrezione di Cristo è una fake news, non potrei moralmente non sentirmi impegnato a manifestare contro questa falsità, chiedendo addirittura la soppressione delle feste pasquali, magari sostituendole con la più storicamente provata festa di fine Ramadan.
Ma forse è meglio così: che ognuno festeggi quello che vuole, senza sbilanciarsi troppo nei giudizi sull’altro mondo. Anche perché se fosse vero che Gesù è risorto… non si sa mai, no?
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