Il sonno della ragione genera il ridicolo

Cronache più o meno recenti offrono una ricca hit parade delle trovate meritevoli di risata seppellitrice, causate dall'aver fatto strame della ragionevolezza e del buon senso

Quando si vede mettere il burka alla ragione, si è tentati di sperare che si avveri la profezia anarco-sessantottina “una risata vi seppellirà”. Cronache più o meno recenti offrono una ricca hit parade delle trovate meritevoli di risata seppellitrice, causate dall’aver fatto strame della ragionevolezza e del buon senso.

La risata è anche terapeutica. Se è vero che un errore in radice lo si coglie dalla constatazione delle sue conseguenze, quando le conseguenze sono platealmente connotate dal ridicolo, non è necessario essere degli Einstein per accorgersene e auspicabilmente ravvedersi: basta essere Gigi, proprio come si vede nello spot pubblicitario di una nota catena di supermercati.

Con te non studio più – Veniamo alla hit parade. Sul terzo gradino del podio collocherei gli atenei italiani che hanno rotto gli scambi culturali con  le università israeliane. Sull’onda delle proteste filo palestinesi se non filo Hamas di alcuni gruppi di studenti. Ora, Israele a Gaza sta facendo nefandezze vergognose, la cosa è talmente innegabile che lo capisce anche Biden; come del resto nefandezze vergognose Israele ha subito. Ma il punto è un altro: la cultura, e quindi la ricerca scientifica, sono per loro natura veicoli di scambio, dialogo, reciproco arricchimento dei popoli. Ponti, non muri, si usa dire. Non uno strumento di lotta politica, o di posizionamento cautelativo sul politically correct. Di cui peraltro Netanyahu si fa un baffo. Come si fa un baffo Putin del fatto che alla Sapienza di Roma sia stato bandito Dostoevskij, non perché putiniano e nemmeno stalinista, essendo nato e morto nell’Ottocento, ma solo perché russo. Ridicolo, appunto. La Sapienza “illuminata” aveva anche negato la parola a papa Ratzinger. Cartellino rosso, dunque, a uno dei più grandi scrittori del passato e a uno dei più grandi intellettuali del passato recente. E poi dicono che oscurantista era il Medioevo, quando un Tommaso d’Aquino cristiano si confrontava con l’islamico filosofo Averroè e rivalutava il pagano Aristotele.

Avanti col femminile sovraesteso – Il seconda gradino del podio del ridicolo è appannaggio, per restare in Italia, di un’altra università, quella di Trento,  che  ha stilato un documento ufficiale, il Regolamento dell’Ateneo, usando il cosiddetto femminile sovraesteso, al posto del maschile che per antica consuetudine linguistica è sempre stato utilizzato per riferirsi insieme a maschi e femmine. Anche se il rettore è – o sarà – uomo verrà chiamato “Rettora”, i componenti del consiglio saranno “le componenti del consiglio”, il segretario sarà “la segretaria”, ecc.

Anche se sono biologicamente maschi o se si riconoscono nell’identità di genere maschile. Ergo Flavio Deflorian è l’attuale Rettrice. Così impone il linguaggio inclusivo.

L’istigazione all’odio percepito – Sul primo gradino del podio del ridicolo troneggia la legge scozzese sull’istigazione all’odio, varata tre anni fa da laburisti e alleati (con qualche defezione) e con il no dei conservatori, ed entrata in vigore una settimana fa dopo infinite polemiche e discussioni su come interpretare le disposizioni espresso in termini piuttosto generici e come applicarle. Si tratta dello Scottish Hate Crime Act, che amplia l’arco di applicazione del reato di “istigazione all’odio” contro alcune categorie “tutelate”  (per età, disabilità, religione, orientamento sessuale e identità transgender). Si potrà quindi finire a processo per essersi espressi o essersi comportati in un modo che “una persona ragionevole considererebbe minaccioso, offensivo o ingiurioso”. Un po’ come la temperatura “percepita”. Pene sino a sette anni di carcere. Gradite denunce e delazioni. Che infatti sono già piovute al ritmo di un migliaio al giorno, cosa di cui si lamenta la polizia per il sovraccarico di lavoro e che preoccupa il Governo del Premier Humza Yousaf. Il quale peraltro aveva messo in campo, nelle settimane scorse, un’intensa campagna promozionale comprensiva dell’invito a segnalare le infrazioni, o presunte tali, all’autorità competente.

I critici della legge – in testa JK Rowling, la notissima scrittrice femminista autrice di Harry Potter – concentrano le critiche su due punti: 1) si privilegia il transgender come caratteristica protetta a scapito delle donne, come definite dal sesso biologico, alle quali non è concessa una protezione specifica.  Il Governo ha già promesso una legge apposta entro il 2026, ma non sarà facile accordarsi sul concetto esatto di donna se si vuole escludere il dato biologico come criterio; 2) si comprime la libertà di parola e di credo se l’affermazione del sesso biologico verrà considerata illegittimo. è comunque da considerare quello che il prof.  Adam Tomkins ha definito come effetto raggelante:  significa che le persone si autocensurano perché preoccupate dalle  le potenziali conseguenze.

Un problema reale è il diffondersi di un’attitudine a creare divisioni ed esasperare la conflittualità con chi si avverte come diverso o estraneo, sia esso individuo o gruppo, fino, nei casi più gravi, all’odio.

Persona intera, non a pezzi – Ciò che va messo per così dire al riparo dall’odio è però innanzitutto la persona in quanto tale, non solo una sua particolare postura o una sua certa collocazione in una determinata categoria. Persona: persona concreta e intera. Non l’astrattezza dell’individualismo né l’astrattezza di una categoria sociale o peggio ideologica.

Non è un rapporto umano quello che non considera la persona nella sua piena insopprimibile dignità perché rapporto con l’infinito, ultimamente non sottoponibile a un potere qualsivoglia. In questo, quanto scritto per esempio nella Costituzione italiana (vedi in particolare gli articoli 2e 3) non ha bisogno di aggiunte. Essa afferma la persona. La legge scozzese difende un’ideologia. La nostra Costituzione, inoltre, è indirizzata a valorizzare le esperienze di socialità in cui si può fare esperienza del fatto che l’altro in quanto tale è un bene per me.

Che, dai, sarebbe una  strada più desiderabile e giusta della profezia – anzi, dell’utopia – anarco-sessantottina.

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