Qualche settimana fa, in una capitale europea, ha avuto luogo uno di quegli strani incontri che stanno diventando sempre meno frequenti. Un incontro, una conversazione, tra personalità con origini culturali molto diverse che hanno affrontato questioni come l’importanza della verità e della libertà, nonché il rapporto che può esistere tra le due quando si aspira a non censurare alcuna dimensione umana. I relatori erano esponenti di ciò che Charles Taylor chiama “nuovi cercatori di significato”. Nuovi non perché giovani, ma perché vanno oltre le solite contrapposizioni dialettiche, i riduzionismi ideologici o le certezze date per scontate.
Nel clima dell’incontro si respirava la preoccupazione di un periodo in cui aumenta il dramma, cresce l’insoddisfazione per le risposte dei leader politici, delle élite, dei media e dei loro luoghi comuni. Uno dei relatori si è chiesto come l’affermazione della verità, del significato e del valore potesse farsi spazio senza toglierne alla libertà. È la grande domanda che l’uomo postmoderno ha ereditato dall’uomo moderno. Un altro dei relatori ha espresso la stessa preoccupazione: una soluzione alla crisi attuale può essere cercata difendendo la verità in un modo che non rispetta la libera adesione. Paradossalmente, in questo momento, gli esempi di questa formula si stanno moltiplicando.
La domanda richiede una risposta urgente. Come ha evidenziato il recente e voluminoso studio Values – Politics – Religion: The European Values Study, “gli enormi problemi mentali e psicologici che sono aumentati durante la pandemia, la guerra e l’attuale crisi economica richiedono un’educazione nei valori” . Possiamo sostituire l’espressione “valori” (sempre limitata perché può condurre a un moralismo riduttivo) con significato. Il problema è che “i giovani si trovano ad affrontare sfide per le quali molti dei valori (risposte di significato) dei loro antenati non sembrano più sufficienti”. E aggiunge: “Il trasferimento intergenerazionale dei valori non è più garantito, è un problema che mette in pericolo anche la solidarietà intergenerazionale e la coesione sociale”.
Regina Polak, docente universitaria e rappresentante dell’Osce per la lotta al razzismo, curatrice dello studio, sottolinea che il fallimento nella trasmissione di certezze si esprime in una perdita di fiducia nel sistema democratico liberale. Sono in crescita per questo i partiti con un richiamo autoritario. Le crisi finanziarie, i salvataggi bancari e gli scandali di corruzione hanno eroso la fiducia nelle élite nazionali e internazionali. I gruppi di estrema destra sfruttano l’ansia e le paure derivanti da questa dinamica, facendo appello a coloro che non si sentono più rappresentati politicamente dai partiti liberali classici.
La dinamica non riguarda solo coloro che si sentono socialmente perdenti o minacciati. La sfiducia si estende nei diversi strati della popolazione. È un modello che deve essere considerato una delle principali radici della crisi della democrazia liberale.
Qual è la soluzione quando non c’è trasmissione di ciò che fino a poco tempo fa era considerato verità, quando non c’è trasmissione di significato o quando verità e significato hanno il sapore arido di un’astrazione? Polak sottolinea: “Occorre sviluppare alternative. Le persone con attitudini antidemocratiche probabilmente non hanno bisogno di lezioni morali”. E aggiunge: “Una squalifica morale generalizzata di quella parte della popolazione che elude le direttrici politiche democratiche dell’Ue sembra controproducente”. Il problema è che “per molte persone, la pratica della democrazia liberale non è un’esperienza di vita reale”. Quindi, meno discorsi e più esperienza. “Servono luoghi facilmente accessibili dove (…) le persone possano sperimentare il valore di una democrazia liberale”. L’unico luogo in cui l’apparente scontro tra verità e libertà viene superato ha la forma dell’esperienza.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI