Donald Trump, prima di essere nominato candidato alle elezioni di novembre, ha tenuto un lungo discorso, con appelli all’unità. Ha buone possibilità di tornare alla Casa Bianca, anche perché il passo indietro di Biden è arrivato troppo tardi. La scelta del senatore J.D. Vance come candidato alla vicepresidenza fornisce alcuni indizi su quale potrebbe essere la sua politica internazionale. Vance ha sollevato dubbi sulla continuità degli aiuti all’Ucraina, non ha voluto incontrare Zelensky e ha difeso chiaramente l’isolazionismo.
Libertà per gli americani e il resto del mondo libero di combattere da soli per i propri interessi. Con gli Stati Uniti che ritornano alla loro politica isolazionista – una costante nella loro storia -, con la Cina come partner di Putin e con una guerra commerciale in corso, l’Europa ha bisogno di rafforzarsi oltre ciò che dicono i trattati. Per questo è stato rilevante il programma che von der Leyen ha presentato la scorsa settimana per ottenere la conferma alla presidenza alla Commissione europea. È stato importante che abbia ottenuto un ampio sostegno, compresi i voti dei verdi. La tedesca ha scelto di promuovere la capacità competitiva delle imprese europee e di rafforzare la difesa. Vuole anche attuare un piano per l’accesso agli alloggi affinché non diminuisca la stima dei giovani per la democrazia. Ma in queste tre materie l’Ue non ha competenza diretta. Non è una condizione necessaria per elaborare una politica comune: l’Ue non aveva competenze in materia sanitaria quando è scoppiato il Covid e, dopo i dubbi iniziali, la collaborazione dei partner ha consentito di trovare una buona soluzione congiunta.
Esiste una tabella di marcia modesta per i prossimi cinque anni dell’Ue. Ma deve avere una prospettiva. Il programma di von der Leyen è lungi dall’essere sufficiente per garantire la libertà politica e personale nel mondo in cui viviamo. L’Ue è una realtà con pochissimo peso.
La minaccia non è solo strategica. Il problema, il vero problema, è che ci sono molte persone disposte a rinunciare alla libertà, anche nei Paesi democratici. Le fake news rappresentano un pericolo, ma il pericolo più grande è che i cittadini del pianeta Terra siano tentati di concepire se stessi come fake, di concepire la loro libertà e il loro desiderio come una notizia falsa.
Per questo Dostoevskij, spesso profeta, lo ridiventa in questo momento. La sua denuncia è rilevante per comprendere la minaccia che alimenta tutte le minacce. “La scienza insegnerà (è quello che tentano di insegnarci) che l’uomo in realtà non ha e non ha mai avuto volontà né capriccio e che egli stesso non è altro che la tastiera di un pianoforte”. Siamo portati a pensare che “in cima a tutto nel mondo ci sono le leggi della Natura” e che “basta che l’uomo scopra queste leggi della Natura per smettere di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e perché la vita gli si presenti straordinariamente facile”. Il russo nelle sue Memorie del sottosuolo descrive con precisione la tentazione che ci circonda, la tentazione di codificare tutti gli atti umani con leggi “nello stile dei logaritmi”.
La noia viene in aiuto di chi è stato sedotto dalla rinuncia alla libertà. Noia e desiderio. “Il proprio desiderio, volontario e libero, il capriccio, anche se è il più sfrenato di tutti (…) fa parte del vantaggio che è stato omesso e che è il più vantaggioso di tutti (…) Da dove tutti quei saggi traggono quel che serve all’uomo, una volontà normale, una volontà virtuosa, una volontà benefica? L’uomo ha solamente bisogno di una volontà autonoma, costi quel che costi e qualunque conseguenza comporti”. Fuggiamo, per amore della libertà, da chi ha paura del desiderio.
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