Cos’è l’America? Che cosa significa essere americano e quale è questo sogno, questo American dream che da 250 anni riempie gli occhi, la mente e il cuore di milioni e milioni di esseri umani? E quella promessa di vita, libertà e ricerca della felicità attorno alla quale è arroccata la nostra Costituzione, cos’è?
Sembrano le domande del pastore errante di Leopardi e in many ways lo sono. Sono le domande, magari confusamente percepite, che si accendono e si spengono a seconda di quello che accade in questo popolo così variegato che abita gli Stati Uniti d’America. Gente arrivata da tutto il mondo. Un popolo sotto shock per l’ennesima esplosione di violenza. Scioccato perché costretto a rendersi conto che la nostra unità è fragilissima, che ci sono inimicizia e sospetto dove dovrebbe esserci dialogo, violenza e sangue dove dovrebbe esserci lavoro comune. Domande fitte come le stelle del cielo. Domande che i fatti di questi tempi inevitabilmente costringono a riemergere.
Che cosa abbiamo in comune noi che viviamo sotto questo cielo a stelle e strisce? Il suolo che calpestiamo, la bandiera che sventoliamo, la lingua con la quale comunichiamo, il sogno che ci portiamo dentro. E il Presidente, chiamato ad essere il Presidente di tutti. Basta? E la politica? Cos’è, cosa fa, che cosa aspettiamo che ci dia? A cosa serve la politica se non come instancabile lavoro di valorizzazione dei tentativi dei cittadini di dare corpo e forma alle promesse della Costituzione?
Ma bisogna che questi tentativi esistano!
Non possiamo chiedere alla politica e nemmeno al Presidente quello che non possono darci, quello che spetta a noi come costruzione nostra. Come dice Alasdair MacIntyre, quel che occorre è “la costruzione di forme locali di comunità all’interno delle quali civiltà e vita intellettuale e morale possono essere sostenute attraverso i tempi bui che già gravano su di noi”. La partita si gioca lì ancor più che nel duello Trump-Harris (o chi per lei).
Chiediamoci chi siamo, di cosa abbiamo veramente bisogno, a cosa aspiriamo, perché ciò che ci lega è al fondo di queste domande. Come direbbe don Giussani, non si può vivere insieme senza riconoscere quel che ci unisce.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI