Il segretario di Stato americano Blinken si è recato nuovamente in Medio Oriente per tentare, per l’ennesima volta, di promuovere negoziati indiretti tra Hamas e Israele. È più che mai necessario, ora che la guerra ha dimensioni regionali, un accordo per il cessate il fuoco. Il Patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, ospite oggi dell’incontro inaugurale del Meeting di Rimini, ha assicurato che l’accordo è vicino, ma ha ricordato che c’è chi si opporrà.



Da quando Israele ha ucciso a Teheran il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, tutti tengono il fiato sospeso in attesa di una possibile risposta dell’Iran. Con l’esecuzione di Haniyeh, che non era esattamente uno dei leader più radicali di Hamas, Israele ha vanificato gli sforzi che gli Stati Uniti stavano facendo per raggiungere un cessate il fuoco. L’Amministrazione Biden da ottobre non è riuscita a convincere Netanyahu a porre limiti alla sua spietata risposta a Gaza e al suo interesse a estendere il conflitto al Libano meridionale, all’Iran e allo Yemen. Senza dimenticare la situazione in Cisgiordania, sempre più schiacciata dalla carta bianca che Israele ha dato ai coloni. Aver ucciso Haniyeh, quando la sua sicurezza era affidata alle Guardie rivoluzionarie iraniane, significa restringere ulteriormente le possibilità di pace. L’Occidente, con i suoi doppi standard in Ucraina e Terra Santa, sta scavando sempre più il fossato che lo separa dal Sud del mondo.



Pizzaballa ha in alcune occasioni denunciato l’equivoco nell’uso della parola pace e la strumentalizzazione senza fine che ne viene fatta.

Lo scorso dicembre ho avuto l’opportunità di intervistare il patriarca nella sua casa di Gerusalemme e anche allora non era ottimista. Aveva chiaro che il dialogo interreligioso, al quale ha dedicato anni di impegno, non era servito a prevenire l’escalation della violenza. Né sono serviti a nulla gli Accordi di pace come quello firmato più di vent’anni fa a Oslo, mai entrato in vigore. Non è possibile risolvere la tragedia senza tenere conto della quantità di ferite, dolore e risentimento accumulati nel corso di decenni. Non c’è pace senza giustizia, senza verità e senza perdono. Pizzaballa allora mi disse che non si può dire, come dice Israele, che a Gaza ci siano due milioni di terroristi. Già allora aveva denunciato la reazione sproporzionata di Israele. Allora a Gaza si contavano 20.000 morti, ora sono 40.000.



Pizzaballa è particolarmente lucido quando sottolinea che la pace richiede “la consapevolezza della propria debolezza”. È sicuramente la chiave di ciò che sta accadendo in questo momento in Terra Santa. “L’altro non è più un altro io, ma un nemico, che deve essere temuto o eliminato”. L’altro più che mai è diventato una cosa che minaccia la vita e la sicurezza. La retorica della guerra in Medio Oriente è la retorica della guerra di sterminio. I testi sacri vengono invocati per dare legittimità e fondamento nella volontà divina alle operazioni di annientamento dell’altro.

Netanyahu sa di essere facilitato: Biden sta per terminare il suo mandato, Trump può vincere le elezioni, allora non avrà freni. Pizzaballa sei mesi fa mi disse: la pace “richiederà tempo, serviranno leader religiosi e politici che aiutino la comunità a unirsi nuovamente e sappiano guardare avanti, tenendo presente non solo il proprio dolore e l’odio profondo”. Al momento tale processo non è ancora iniziato. E l’Occidente perde giorno dopo giorno il suo credito.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI