Quello della crescita dell’Europa in un mondo sempre più incerto è un tema di grande attualità, reso ancora più attuale dalle recenti elezioni Europee e il prossimo insediarsi della nuova Commissione europea. Una crescita non solo economica, che arranca come indicano le ultime statistiche della Banca centrale europea ed Eurostat (Nell’area euro, il Pil reale è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre nel 2024 dopo cinque trimestri di stagnazione, mentre la produzione industriale a giugno è scesa del 3,9% su base annua), ma una crescita dell’Europa intera, della sua identità e coesione sociale.
Come diversi studi e ricerche documentano, da ultimi i rapporti sul Mercato unico e sulla competitività europea commissionati dalla Commissione europea a Enrico Letta e Mario Draghi, l’Europa sta attraversando una fase cruciale della sua storia e si trova ad affrontare sfide inimmaginabili fino a qualche anno fa.
Pensiamo, per citarne alcune, all’instabilità geopolitica, alle guerre e ai conflitti commerciali che stanno creando blocchi sempre più contrapposti; il cambiamento climatico e la transizione energetica (eventi climatici estremi hanno causato una perdita economica di 650 miliardi tra il 1980 e il 2022 nell’Unione europea, di cui 170 miliardi negli ultimi cinque anni); l’incertezza dovuta alla transizione digitale e l’esplosione di nuove tecnologie; l’inverno demografico, particolarmente acuto in Europa, e i connessi flussi migratori. Crescono anche le disuguaglianze, pur restando a livelli inferiori rispetto ad altre aree geografiche (in Europa, il 10% più ricco della popolazione possiede il 67% della ricchezza).
Tutti pezzi di un puzzle che non sembrano comporre un’immagine positiva del futuro. È quello che emerge anche dall’ultimo Eurobarometro (un importante sondaggio sui cittadini europei), secondo cui il 73% dei cittadini europei intervistati crede che i loro standard di vita diminuiranno nei prossimi anni.
Eppure, non è la prima volta che l’Europa si trova ad affrontare momenti di incertezza come questi. Anzi, è proprio in questi momenti che le istituzioni europee e il popolo europeo hanno spesso saputo tirare fuori il meglio. Un recente documento della Fondazione per la Sussidiarietà ha descritto l’Europa come la casa di numerose comunità pensanti, che hanno favorito la crescita e l’integrazione europea soprattutto nei momenti di difficoltà. Ed è proprio in momenti come quello che stiamo vivendo che emerge in modo evidente come l’interdipendenza tra la dimensione economica, sociale, e istituzionale sia un fattore essenziale per promuovere lo sviluppo dell’Europa intera.
Cosa sta cambiando in Europa? Come può continuare a crescere in questa fase della storia mondiale caratterizzata da profondi cambiamenti e incertezze? Di quale assetto istituzionale ha bisogno per restare al passo coi tempi? Quali sono i punti da correggere e le sfide che come popolo europeo saremo chiamati ad affrontare?
Questi temi saranno oggetto di alcuni dei principali convegni del Meeting di Rimini, iniziato ieri, in cui interverranno persone di massimo livello come Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia, Paolo Gentiloni, Commissario europeo per l’economia, Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, Enrico Letta, estensore del Rapporto strategico sul Mercato unico europeo, e Piero Cipollone, membro comitato esecutivo Banca centrale europea.
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