La questione bancaria diventa europea. Lo diviene per il tentativo di aggregazione di Commerzbank da parte di UniCredit: che ha visto scendere in campo personalmente il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, con un’opposizione che è parsa andare in collisione frontale con gli orientamenti della nuova Commissione Ue. Ma anche l’ipotesi di una tassazione straordinaria sugli “extra-utili” realizzati dal settore bancario negli ultimi anni non è solo un oggetto politico-finanziario italiano. Il Financial Times nell’ultimo fine settimana ha dato grande evidenza alla cifra di un trilione (mille miliardi) di dollari: a tanto sarebbero stimati gli extra-ricavi delle banche Usa generati dal forte rialzo dei tassi da parte delle banche centrali in funzione anti-inflazione (il Pil statunitense è di poco superiore ai 27 trilioni di dollari). Calcoli che venissero fatti per l’Ue condurrebbero a risultati comparabili.
UniCredit – uno dei due “campioni italiani” assieme a Intesa Sanpaolo – tiene simbolicamente assieme entrambi i dossier. Il gruppo pilotato da Andrea Orcel si avvia a chiudere il 2024 con profitti record (vicini ai 9 miliardi di euro). Dopo aver remunerato sostanziosamente gli azionisti nei due esercizi precedenti, UniCredit ha deciso di investire le risorse generate: anche quelle incorporate nella forte rivalutazione di Borsa del titolo, oggi preziosa in caso di aggregazioni.
L’operazione Commerz è oggetto di sviluppi quotidiani: all’alt imposto con tono un po’ affannoso lunedì dal Cancelliere socialdemocratico è seguita ieri una presa di posizione assai più articolata (“Tocca a Commerzbank studiare eventuali difese”) da parte del ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, venditore di una prima quota pubblica di Commerz a UniCredit. Dall’Ue – presieduta dalla tedesca Ursula von der Leyen – giungono intanto segnali di attenzione ordinaria, non preoccupata: mentre sui tavoli di tutti i neo-commissari è aperto il Rapporto Draghi sulla necessità di accelerazioni nella costruzione di un’Azienda Europa più competitiva.
La nuova commissaria all’Antitrust, la spagnola Teresa Ribera – è stata intanto subito esplicita nell’individuare un obiettivo strategico nel consolidamento di “campioni europei” nei diversi settori esposti alla competizione globale. Anche presso la Bce – che ha la vigilanza sulle banche sistemiche nell’Ue cui UniCredit ha chiesto l’autorizzazione a salire fino al 29,9% di Commerz – gli umori non sono diversi su un cantiere che già incontra il favore dei mercati.
Se la vicenda si risolvesse con la prevalenza piena del no sbrigativo di Scholz, la nuova “questione bancaria” di scala europea da opportunità si trasformerebbe in serio fattore di rischio, forse per l’intera architettura europea. Idem se nel frattempo – non solo in Italia – il caso degli “extra utili” bancari si sviluppasse ancora in scontri sterili fra istituzioni di governo e lobby.
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