Oggi è il compleanno della Vergine Maria, la donna davanti alla quale ogni parola diventa fatto, ogni discorso avvenimento, ogni pensiero realtà. La Madonna, infatti, non consente solo che il Verbo di Dio possa vestire la nostra carne, ma permette che anche tutta la storia prenda vita. C’è un timore iniziale che accompagna il sì della Vergine all’annuncio dell’arcangelo Gabriele. San Bernardo lo descrive con queste parole: “È proprio delle vergini, che sono veramente tali, essere sempre timorose e mai sicure, e per evitare le cose pericolose, stanno in guardia anche dove non c’è pericolo, sapendo che esse portano un tesoro prezioso in vasi di creta, e che è sommamente arduo vivere come angeli in mezzo agli uomini, camminare sulla terra alla guisa degli abitatori del cielo, e condurre una vita casta in una carne mortale. E perciò qualunque cosa accada di nuovo o d’improvviso le insospettisce, quasi vi potesse essere nascosta un’insidia, un tranello teso contro di loro. Ecco perché anche Maria si turbò al discorso dell’Angelo. Si turbò, non si agitò”.



Cosa la turbò veramente? Credo il vedere tante persone, attorno a lei, cadere nella trappola del potere pur avendo intenzioni nobili, pur chiamate a grandi imprese. La Vergine presentì, nel suo turbamento, la solitudine del Figlio davanti a tutte le fughe degli uomini a motivo del potere. È come se nel suo cuore fosse comparso in un istante tutto il riverbero del dolore di Dio quando anche solo uno dei suoi figli gli gira le spalle per accontentarsi delle briciole. Nella sua verginità c’era la possibilità di un’umanità nuova, non più sedotta dalle lusinghe dell’antico Avversario, per questa ragione non si agitò.



Aveva intuito che non bastavano più condottieri disposti a tutto per difendere il popolo dai nemici, e che era arrivato il tempo dell’unico in grado di salvare dai peccati. Non si aspettava che tutto potesse iniziare dal suo sì. Non si capacitava del fatto che tutto quello che avvertiva in sé di strano, finalmente stava trovando compimento. Continua san Bernardo: “Hai trovato ciò che cercavi, hai trovato quello che nessuno prima di te è riuscito a trovare, hai trovato grazia presso Dio. Quale grazia? La pace tra Dio e gli uomini, la distruzione della morte, la restaurazione della vita. Questa è la grazia che hai trovato presso Dio”.



Oggi possiamo immaginarcela piccina tra le braccia di Gioacchino e Anna, ignara di tutto quello che le sarebbe capitato. Possiamo sentirne il pianto, vederne i sorrisi, ascoltarne i gemiti. E poi contemplare quei due genitori che, pur non comparendo mai nella Sacra Scrittura, sono una delle presenze più decisive – come tutti i nonni – per la vita di Gesù. Mai citati eppure sempre presenti. Questa sembra essere la strada proposta da Dio e, in questo solco, si colloca il silenzio di Giuseppe e la stessa estrema discrezione di Maria. Gesù non nasce in una famiglia dove c’è bisogno di farsi notare, ma dove ciascuno è lieto per la presenza dell’altro.

Che stridore con il nostro mondo, dove pare che si sia tutti in attesa di una piccola mossa falsa per far fuori l’avversario, per denigrarlo, per eliminarlo, agitandosi in quel terribile motto: “Mors tua vita mea”. In realtà sappiamo bene che non è così: la morte dell’altro domanda anche la nostra. Questa giornata di stupore ci aiuti a recuperare la semplicità dell’inizio, pur velato da un turbamento, ma non schiacciato dall’agitazione.

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