Da tempo si parla della necessità di sostenere la nascita di comunità pensanti per rilanciare la vita pubblica nel nostro Paese e in Europa.
La testimonianza dei suoi anni giovanili di Gianluigi (Gigi) Da Rold, inviato storico del Corriere e collaboratore di questa testata, impegnato da sempre prima nel Pci e poi nei socialisti ci può aiutare a entrare nella questione. Il giornalista ricorda l’Ugi (Unione goliardica italiana), l’associazione degli universitari di sinistra che discuteva prima del ’68 dei problemi universitari, delle riforme che si dovevano fare per ottenere un’università migliore e un modo di studiare più coinvolgente. Non erano solo discussioni in un’aula o, di sera, alla “Casa dello Studente”. Erano un impegno culturale e politico, che si portava nelle assemblee studentesche. Si confrontavano le tesi con studenti di altra opinione e si entrava “in battaglia” con il corpo accademico, prima nei parlamentini universitari, regolarmente eletti con votazioni, poi nelle cosiddette “interfacoltà”, i “governi” usciti dalle libere votazioni e poi, se necessario, dopo una riunione in quella che era la nostra “comunità pensante”, si facevano battaglie fino a occupare la sede universitaria.
Da segretario cittadino dell’Ugi e da vicepresidente dell’Interfacoltà della Statale di Milano, Gigi fece la sua battaglia contro il “piano Gui”, quindi contro la legge “2314” e continuava a reclamare, verso la fine degli anni Sessanta, i cosiddetti dipartimenti, plurimi e affini, che permettevano di studiare cose non contemplate nel rigoroso piano di studio fissato a priori.
All’interno della “comunità pensante” Ugi c’erano posizioni differenti e con il tempo si crearono scissioni che formarono altre “comunità pensanti”, come Cds, la Confederazione democratica studentesca. Giocarono questa partita importante, insieme a Da Rold personaggi come Ugo Finetti e Claudio Martelli seguendo la strada che la generazione prima di loro aveva tracciato per formare i futuri protagonisti della politica e del giornalismo italiano. Aggiunge ancora Gigi: “Quella è stata la prima ‘comunità pensante’ che ho frequentato e che mi faceva comprendere che, all’insegna della libertà, studiavo, discutevo, mi confrontavo e non restavo mai nell’ipotetico ‘salotto’, perché volevo partecipare al dibattito più ampio di quella parte dei problemi nei quali ero coinvolto e che interessavano gran parte del Paese”.
E, a dimostrazione del fatto che la sua comunità pensante non fosse una monade chiusa e autoreferenziale, racconta ancora Gigi: “Io non stavo solo lì: frequentavo altre ‘comunità pensanti’, i partiti, le associazioni culturali (a Milano ce ne erano tre di grande levatura: la Casa della Cultura; il Circolo Turati; il Circolo Puecher), le varie manifestazioni che affrontavano il quadro geopolitico del tempo”.
La sua attività professionale non fu come per molti la fine della discussione collettiva e l’inizio di un professionismo borghese, assoldato ai poteri di allora, individualista: fu lo sviluppo di una vita comunitaria intellettuale. “Per questa abitudine a studiare, discutere, confrontarci e anche contrapporsi siamo diventati degli uomini e delle donne con la schiena diritta”.
Con il suo rimpianto amico Walter Tobagi e altri 5 amici giornalisti Da Rold fondò “Stampa democratica”, staccandosi dalla corrente di Rinnovamento che vedevano passivamente schierata a fianco del Pci e del compromesso storico. “Noi ci dichiaravamo riformisti e liberal-socialisti pronti a collaborare con chiunque si battesse per un giornalismo libero con un ‘editore libero’, autentica rarità di sempre nel panorama editoriale italiano. Quando ci trovavamo nella nostra ‘comunità pensante’ avevamo uno schema di discussione con questi passaggi fondamentali: la storia che ereditavamo e che ci faceva comprendere il passato; lo studio del presente sulla base e le diversità del passato; le idee e le ipotesi che facevamo per affrontare il futuro. Tutto questo ci permetteva di discutere tra noi e di andare alla sera, in piazza Duomo, a confrontarci con appassionati di politica di ogni tendenza”.
Non è quindi un caso che Tobagi fu ucciso, secondo il volantino di rivendicazione: perché “uomo di Craxi, intelligente e capace di comprendere il perché del terrorismo italiano”.
Strade analoghe, racconta ancora Da Rold, ebbero personaggi della Prima repubblica, come Achille Occhetto, Bettino Craxi, Marco Panella, Nuccio Fava, Lino Jannuzzi e molti altri. Avevano dato vita ad altre “comunità pensanti”. Avevano cioè studiato con attenzione, rapportandosi continuamente alla realtà in cui vivevano, dentro e fuori l’università. Si erano scontrati sulle reciproche analisi e proposte che avanzavano misurando la loro capacità critica. Ma poi al pensiero avevano aggiunto l’azione, cioè le proposte per una riforma, per un cambiamento, per un mutamento utile, dichiarandolo apertamente su giornali o durante grandi manifestazioni.
Si deduce da questa testimonianza del giornalista che questo tipo di “comunità pensanti” furono per quella generazione punti di partenza per diventare cittadini, per immergersi nella realtà politica, sociale, economica e istituzionale italiana, per porsi in relazione con una comunità.
Del resto a Milano, il Centro Culturale Charles Péguy, cosi come emerge dal recente libro postumo di Don Giussani “Una rivoluzione di sé. La vita come comunione”, che sarebbe diventato in pochi anni l’embrione del nascente movimento di Comunione e Liberazione, fu esso stesso una vivace e profonda comunità pensante. Qui l’esperienza e le riflessioni di Don Giussani si confrontarono con un continuo dialogo con centinaia di giovani interessati a vivere intensamente il reale in un modo non banale.
Forse, in questo momento di crisi profonda delle ideologie e del pensiero, c’è bisogno anche di corpi intermedi di tipo diverso: luoghi in cui giovani e non più giovani contribuiscano a comprendere meglio i problemi del nostro Paese e del mondo dando il loro umile apporto a uomini della politica, delle istituzioni dell’economia e della società dal livello più basso a quello più alto per cercare in modo sussidiario un futuro migliore per tutti.
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