Paolo, il costruttore al servizio di tutti

Una decina di giorni fa è mancato Paolo Fumagalli, un uomo che non si è risparmiato nel servizio agli altri

Pochi giorni fa è mancato Paolo Fumagalli, uno dei miei più cari amici. Penso che la sua vita abbia incarnato compiutamente la famosa frase contenuta nella Lettera di San Giacomo: “La fede senza opere è morta”.

A inizi anni Novanta, Paolo lasciò un lavoro con grandi prospettive di carriera in Hewlett-Packard per dirigere la piccola neonata Compagnia delle opere, associazione di piccole e medie imprese ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa. Fu un vero azzardo per un uomo con famiglia e figli piccoli e con le sue capacità. Il desiderio di servire l’ideale che animava la CdO prevalse su ogni calcolo. Per anni, ancora prima di quella scelta, aveva contribuito alla crescita dei Centri di solidarietà, il cui obiettivo era aiutare in modo libero e gratuito le persone più in difficoltà a trovare lavoro.



Come direttore della CdO, insieme a due amici, Mario Sala e Graziano Tarantini, diede vita alla convenzione bancaria tra i soci dell’associazione e i 25 principali istituti bancari. Questo accordo, in vita ancora oggi, permise a moltissime piccole imprese di sopravvivere e crescere in anni difficili per il credito e portò il numero dei soci a crescere fino a 36.000.



Queste e altre iniziative furono il modo con cui Paolo e altri amici cercavano di incarnare i suggerimenti che don Luigi Giussani dava in quegli anni. Tra i suggerimenti del fondatore di Comunione e Liberazione, il primo era: aiutate chiunque intenda creare lavoro con la sua impresa. Il lavoro era senz’altro la priorità, ma che implicava una certa idea di impresa, lontana sia dal modello iper-liberista, segnato dall’egoismo, dallo sfruttamento e dal darwinismo distruttivo tra imprese, sia dal modello assistenzialista inefficiente. Il secondo principio suggerito da Giussani e attuato da Paolo, infatti, era: fate vedere che è possibile fare impresa a partire da un desiderio non ridotto di bene, da un atteggiamento positivo e costruttivo verso tutti.



Nella vita e nel suo percorso professionale, Paolo ha continuato a dimostrarlo anche quando, lasciato il lavoro in CdO, divenne membro dei Consigli di amministrazione e consulente delle più grandi banche e assicurazioni italiane e di tante imprese.

In settori che possono essere lontani da afflati umanitari, come la finanza, Paolo mostrò che si poteva essere bravi professionisti senza prostituirsi alla mentalità dominante che insegna in modo calvinista a schiacciare gli altri per cercare vantaggio per sé o per i propri clienti. Non si è mai tirato indietro quando gli chiedevo di occuparsi di persone in crisi con le loro aziende, e in modo gratuito trovava soluzioni capaci di “salvare” persone e imprese. Non ci fu per lui soluzione di continuità tra profit e non profit, tra cultura, carità e profitto. Insieme alla sua attività professionale, promosse per anni la sede della CdO di Busto Arsizio; si impegnò direttamente, ricoprendo la carica di presidente del Consiglio di sorveglianza nella cooperativa sociale Solidarietà e Servizi, una realtà capace di un approccio moderno e attento alle persone diversamente abili; costituì la Fondazione culturale San Giacomo; collaborò con Russia Cristiana e nell’Associazione pro Terra Sancta con un amore particolare per il Libano.

In tutto il periodo della malattia Paolo è rimasto se stesso: pur conscio della gravità del suo male ha continuato a esortare chi si stringeva a lui alla speranza, all’amore, alla vita, alla continua costruzione. Il suo affidamento al Mistero era palpabile. Con il rosario quotidiano in famiglia chiedeva il miracolo.

E le grazie in questi mesi non sono mancate: alcune amicizie storiche finite da tempo sono rinate; la certezza che la vita non finisce diventa palpabile nella compagnia intorno a lui; il suo “sono pronto” degli ultimi momenti.

Nella stupenda lettera di ringraziamento dei familiari di Paolo si legge: “Una domanda ci ha accompagnato durante questo tempo e ci accompagna tutt’oggi: cosa permette di stare di fronte a un dramma di tale portata? Attraverso quanto accaduto in questi mesi abbiamo incominciato a sperimentare che la risposta a una domanda così impegnativa può essere solo la Presenza di Cristo che rompe la solitudine. Il primo a mostrarcelo è stato il papà che, con la sua vita e in modo particolare durante questo periodo di malattia, ci ha costantemente invitato ad accorgerci di questa instancabile Presenza, bella e travolgente, carica di significato e di proposta, che allargava il suo cuore e accendeva la sua fede”.

Adesso che anche lui è andato nell’al di là con tanti altri amici, il corpo mistico della Chiesa è per me ancora più reale.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI


Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie di È morto

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.