Come tirarsi addosso l’ira del mondo

Quel giorno, sul monte delle Beatitudini, il mondo fissò a Cristo l'appuntamento su un altro monte: quello del Calvario

Non c’è nessuno al mondo che – qualora tu glielo chieda – non ti confessi che sta inseguendo la sua felicità: tutti gli esseri umani tendono a essa. Resta da capire cosa s’intenda dicendo “felicità”. Il mondo non ha dubbi, ha gli slogan sempre pronti da srotolare: “Si vive una volta sola, vecchio!” Goditi la vita finché puoi! Chi vuoi che venga a saperlo: divertiti e fregatene di ciò che sarà!”. Slogan che, un giorno sì e l’altro anche, ispirano un po’ di tutto: il venerdì sera, le trame dei film, la vanità dei tempi.



Quando, poi, codeste ricette faran nascere qualche forma di allergia o d’intolleranza – magagne che porteranno alla responsabilità di ciò che si è fatto – varrà sempre la vecchia giustificazione scolastica: “Perché ti abbandoni così tanto alla lussuria, fratello?” La risposta è nella linea genetica di nonno: “Sai, soffriva del complesso di Edipo: a pagarne la conseguenze sono io. Tra l’altro: nonna, da quel che abbiamo scoperto esplorando la nostra storia familiare, soffriva del complesso di Elettra”.



Questi due, Edipo ed Elettra, erano già famosi e citati ad oltranza anche ai tempi di Cristo: lui, però, andava su tutte le furie quando sentiva che si addossava loro la colpa dell’infelicità del tempo. Per questo, non per altro, un bel giorno fissò l’appuntamento appena sopra il lago di Gennessaret – luogo dei primi amori – per esporre la sua teoria sulla felicità. Non per denigrare Edipo ed Elettra: semplicemente volle impugnare le teorie sociali che truffavano la gente – senza che s’accorgesse -, intralciando il traguardo della loro felicità. Tipo: “Posso spiegarvi perché siete grigi di faccia?”.



Le teorie sovrabbondavano, allora come oggi: il latte scadente, il contesto familiare, il Toxoplasma dovuto all’insalata non lavata, la scarsa circolazione del denaro. Il peccato, insomma – che cos’è l’infelicità se non l’incapacità di essere santi? – per il peccatore dipende sempre da fattori esterni. Poi, un giorno, arriva lui, il Cristo apprendista carpentiere, e spara a zero contro le giustificazioni pre-cotte: “Circa la felicità, avete sempre udito questo” esordisce. Poi, consapevole di quel che sta dicendo, rovesciò le teorie sulla felicità come la nonna rovescia il calzino appena lavato: «Beati voi!» Che – c’erano degli intelligenti tra l’udienza sul monte – erano altrettanti «Guai a voi!».

Quel giorno – che passò alla storia, che condannò la storia di Cristo – ebbe la pazienza e il tempo di smontare, una per una, le bufale mondane. Il mondo dice: “La ricchezza rende felici”. Lui se ne esce con: «Beati i poveri». Il primo: “Mangia e bevi: ogni lasciata è persa”. Lui risponde: «Beati voi, che ora avete fame». Al mondo che dice di ridere che tutto passa, rilancia: «Beati voi, che ora piangete». Il mondo è un fornicatore seriale: “Goditela, non pensarci: ogni lasciata è persa” Gesù rischia d’essere deriso alla grandissima: «Beati i puri di cuore» (cfr Lc 6,17.20-26).

Al mondo, poi, che invita al lecchinaggio – “Fattelo amico, ti tornerà utile presto” – oppone la sfida dell’oltraggio: «Beati voi quando vi odieranno». Come si dice durante i TG: dal monte delle Beatitudini, per il momento, è tutto: ognuno scelga che faccia vuole che abbia la sua felicità.

Non occorrerà essere geni per fiutare che quel giorno, sul Monte, il mondo fissò a Cristo l’appuntamento su un altro monte: quello del Calvario. Provate voi a mettere i bastoni tra le ruote alle fandonie del mondo, e capirete perché Cristo si auto-crocifisse quel giorno: con splendida capacità d’intendere e di volere. Lui che sopra il lago espose la teoria, sul Calvario tradurrà nella pratica questa sua teoria: “Alla fine vincerà l’essenziale chi avrà perduto tutto l’effimero”.

Al mondo la facoltà di scegliere tra la felicità rischiosa del Cristo e quella conveniente del mondo. Nel frattempo – tempo nel quale la gente continuerà a pensare: “Quasi quasi mollo tutto e divento felice” – le modalità di Cristo e quelle del mondo non muteranno mai d’aspetto e d’appetito: di sale e d’aceto le prime, di miele e con il caramello le seconde.

Al momento tutto pare ridicolo ed esagerato: nel mondo il bianco e il nero verranno sempre perseguitati. Soltanto i grigi si vedranno riservare i primi posti.

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