Salute per tutti

Sembra necessario intervenire sul sistema sanitario per risolvere dei problemi che vengono avvertiti dai cittadini

Sulla sanità pubblica continua a crescere il disagio degli italiani: lo ha messo da ultimo in evidenza Ilvo Diamanti su La Repubblica del 24 marzo scorso.

Nonostante intorno ai problemi dello Stato sociale ci sia un grande dibattito, mancano idee per rilanciarlo e per non disperdere quell’universalismo della sanità che costituisce il vanto del nostro sistema di welfare. Il recente volume “Pensare la sanità. Terapie per una sanità malata”, di Luca Antonini e Stefano Zamagni, contiene un contributo di idee originale, oltre che utile al dibattito in corso.



Il saggio innanzitutto mette in luce come una caratteristica originaria della storia repubblicana italiana sia stata quella di avere avuto un pensiero forte sulla sanità, come dimostra l’intensissimo dibattito che si è svolto nell’Assemblea costituente. L’attuale formulazione dell’art. 32, che qualifica come “fondamentale” la tutela della salute (unico diritto espressamente definito tale in tutta la Costituzione), è dipesa dagli straordinari interventi, riportati ampiamente nel volume, di tre famosi medici di fama internazionale (Giuseppe Caronia, Mario Merighi e Alberto Mario Cavallotti, rispettivamente della Dc, del Psi e del Pci).



Un pensiero certamente forte è stato poi quello che ha animato la nascita del Sistema sanitario nazionale, avvenuta grazie a Tina Anselmi, che ottenne quello straordinario risultato in un momento difficilissimo per il Paese, segnato poco tempo prima dall’omicidio di Aldo Moro, dalla debolezza della politica e dalla crisi energetica. Lo stesso avvenne negli anni successivi, ad esempio grazie alla riforma di Giuliano Amato sulle Aziende sanitarie.

Ma poi, da circa quindici anni a questa parte, un pensiero forte è mancato – come documenta il libro -, con l’esito che, per la trascuratezza su una serie di contingenze che il volume esamina, stiamo rischiando una deriva “americanizzante” del nostro modello di tutela della salute. E non a causa di un progetto, ma proprio per una rinuncia a un pensiero forte sulla sanità.



Il volume, quindi, sostiene l’urgenza di un cambio di paradigma per tornare a “pensare” in chiave umanistica l’impianto concettuale del nostro Ssn e salvare la sanità italiana dal rischio di rimanere vittima di una “tempesta perfetta”.

Partendo dall’analisi della giurisprudenza della Corte costituzionale, Luca Antonini illustra le ormai numerose sentenze in materia, in cui vengono rivolti anche precisi moniti al legislatore. Il libro indica quindi alcune proposte, su cui auspica che, in modo trasversale (come peraltro è avvenuto in Assemblea costituente), la politica faccia fronte comune, in modo bipartisan, per affrontare, aiutata dai migliori esperti, i problemi che stanno emergendo.

Si potrebbero così strutturare soluzioni che, in tempi relativamente brevi, inizino a risollevare la malmessa sanità italiana. Tra queste il volume mette in evidenza, ad esempio, la necessità di superare la responsabilità penale dei medici, visto che i processi che si concludono con una condanna definitiva sono davvero pochi.

Intere equipe mediche facilmente vengono iscritte nel registro degli indagati, pochi vengono poi rinviati a giudizio e infine pochissime sono le condanne definitive, ma intanto intere equipe finiscono linciate sui media al momento dell’avviso di garanzia. Devono poi sostenere tutti gli oneri, economici e psicologici dei processi, per poi spesso finire assolti in Corte di Cassazione dopo molti anni. Questo solo a titolo di esempio.

Su un piano più generale, soprattutto grazie alle intuizioni di Stefano Zamagni, viene messa in evidenza la contraddizione dei brevetti per i vaccini, la necessità della riforma dei sistemi di formazione, anche accademici, per poi mostrare i vantaggi che avrebbero un serio sviluppo della medicina territoriale, il superamento dell’approccio taylorista nell’organizzazione della sanità e dell’eccesso di burocrazia, l’adozione di meccanismi di finanziamento più responsabilizzanti, una maggiore valorizzazione della sussidiarietà circolare e della co-progettazione e la co-programmazione in applicazione dell’art. 55 del Codice del Terzo settore.

Insomma, la carne al fuoco è molta e occorre una volontà politica che si dimostri capace di seguirne la direzione.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI


Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie di Sanità, salute e benessere

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.