Il lavoro è ciò attorno a cui ruota la nostra Repubblica, ma, nonostante questo, ben presto rischia di scarseggiare ancora di più di quanto non faccia già oggi. Destano infatti particolare preoccupazione le dichiarazioni rilasciate in data odierna dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a margine del Cortile di Francesco, ad Assisi, dove si è tenuto il convegno denominato “Lavoro, occupazione e dignità”. Tutte parole chiave che ritroviamo nel discorso di Sbarra, il quale ha effettuato una previsione catastrofica: “L’escalation dei prezzi energetici e dei beni alimentari rischia di vanificare la crescita economica. Secondo alcune proiezioni, è a rischio quasi un milione di posti di lavoro ed è un lusso che non ci possiamo permettere”.



Con l’economia di casa nostra affossata dal doppio lockdown legato alla pandemia di SARS-CoV-2 e ora zavorrato dai rincari delle materie prime dettati dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dalle sanzioni che l’Occidente ha destinato al Paese governato da Vladimir Putin, l’emergenza disoccupazione renderebbe davvero tutto più complicato, anche e soprattutto alla luce dell’imminente passaggio di testimone alla guida del governo.



LUIGI SBARRA: “UN MILIONE DI POSTI DI LAVORO A RISCHIO, GOVERNO LIBERI RISORSE AL PIÙ PRESTO”

Nel suo intervento, Luigi Sbarra (Cisl) ha anche chiesto al governo di “adottare un provvedimento urgente finalizzato a liberare risorse nella prospettiva di sostenere imprese, famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati. Bisogna valutare questa fase come straordinaria, mettendo quindi in campo risorse che possono essere attinte dagli extra profitti delle imprese energetiche, delle multinazionali della logistica e nelle imprese del digitale. Ma, in misura estrema, occorre prendere in considerazione anche lo scostamento di bilancio”.



Affermazioni forti, che a parte della politica nostrana faranno indubbiamente storcere il naso, ma è chiaro che un paracadute di fronte all’eventuale carestia di posti di lavoro deve essere aperto senza “se” e senza “ma”. In tutto questo, ha concluso Sbarra, “anche l’Europa deve fare la sua parte, mettendo un tetto massimo al prezzo del gas e rendendosi maggiormente autonoma da un punto di vista energetico”.