L’omicidio Marta Russo è uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana, anche perché i due autori furono condannati a pene lievi. Ma le ragioni sono diverse e vengono affrontate a “Linea di confine” su Rai 2 nella puntata di oggi, mercoledì 26 marzo 2025. Il caso della studentessa della Sapienza uccisa con un colpo d’arma da fioco divenne mediatico, ma le indagini però non portarono a nulla, tante furono le ipotesi avanzate – dallo scambio di persona al terrorismo, fino allo sparo accidentale e al “delitto perfetto” – prima di arrivare all’incriminazione di Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone, condannati però sulla base di una testimonianza controversa, quella della funzionaria universitaria Gabriella Alletto.
Ci sono però cose che non sono note o, comunque, sono passate in secondo piano rispetto alla vicenda di cronaca. La prima è che Marta Russo sognava di vivere intensamente la vita: la studentessa col sogno di diventare magistrato per difendere i più deboli, era una ragazza ottimista, infatti nei suoi diari scriveva che niente e nessuno le avrebbe tolto speranza e gioia.
Inoltre, era anche una sportiva, essendo appassionata di scherma: era una fiorettista che aveva partecipato anche ad alcune gare in giro per l’Italia, provando a diventare campionessa. Un’altra cosa meno nota di Marta Russo è una sorta di presagio riguardo il fatto che la sua vita sarebbe stata breve, perché nei diari scriveva che bisogna vivere il presente, visto che “all’improvviso potremmo non esserci più“.
I DETTAGLI MENO NOTI DEL CASO MARTA RUSSO
In realtà, il cuore di Marta Russo non ha mai smesso di battere davvero, perché dal 14 maggio 1997 batte nel cuore di una mamma siciliana che era affetta da una grave malattia cardiaca: Domenica Virzì è la donna unita per la vita alla studentessa, perché le fu donato il suo cuore. Quando i genitori della ragazza seppero che non c’era più nulla da fare per la figlia, deciso di salvare altre vite, quella appunto di Virzì e di altre cinque persone.
La quinta cosa meno nota del caso Marta Russo è il movimento pro Scattone e Ferraro che emerse in risposta all’iniziale gogna mediatica. Nacque un comitato per sostenere non solo moralmente, ma anche dal punto di vista economico, i due assistenti universitari. Uno di loro, Ferraro, nel 2003 iniziò a lavorare come sceneggiatore e nel settore musicale, ma divenne anche militante dei radicali e collaboratore esterno della Camera. Nel 2020 un testimone del processo ha rivelato di aver mentito ai giudici.
Arriviamo all’ottava, il presentimento della mamma di Marta Russo prima di sapere ciò che era successo. Era andata a fare spesa, al rientro a casa lasciò le buste e portò il gatto al balcone per spazzolarlo, una cosa che non aveva senso in quel momento, poi squillò il telefono. Il giornalista Vittorio Pezzuto nel libro dedicato al caso ha rivelato che il perito balistico consulente dell’accusa venne sostituito all’ultimo durante il processo, ufficialmente per impegni lavorativi, ma da un’intercettazione merse che non voleva andare in tribunale a dichiarare il falso.
Infine, torniamo alla questione del primo grande processo mediatico italiano: la stampa emise la sentenza sul caso Marta Russo prima dei giudici e le difese lamentarono di trovare notizie importanti sui giornali, anziché riceverle dalle autorità.