Quest’anno l’autentico Spritz veneziano compie cent’anni. Select, il liquore alla base della ricetta originale, festeggia il centenario a Venezia con una mostra a cura di Emiliano Ponzi, illustratore reggiano di nascita e ferrarese di adozione che oggi vive a Milano ma è apprezzato in tutto il mondo per il suo estro versatile e colorato (ha collaborato con i più grandi giornali e gruppi editoriali, dal New York Times a Le Monde, da Penguin a Feltrinelli, dal New Yorker a La Repubblica). Le undici tavole realizzate da Emiliano ripercorrono dieci decenni di Select e dieci decenni di Spritz, leggendo la storia dell’aperitivo preferito dagli italiani attraverso la lente della Serenissima, la città in cui, proprio negli anni Venti del Novecento, i fratelli Pilla diedero vita al Select nella loro distilleria. Nel giorno di apertura della mostra (dal 22 ottobre al 22 novembre presso il Fondaco dei Tedeschi), abbiamo fatto una chiacchierata con Emiliano Ponzi e ci siamo fatti raccontare da lui questo progetto speciale, che unisce illustrazione, storia e cultura.



Emiliano, quando nasce la collaborazione con Select?

Il progetto nasce quasi un anno fa, abbiamo iniziato a parlarne a gennaio, e nasce proprio dalla volontà di restituire una serie di istantanee nell’evoluzione del Select, dalla sua creazione fino ad arrivare al centenario, che è quest’anno. C’era la volontà di identificare un rapporto strettissimo col territorio, che è Venezia, e con le cose successe per ogni singola decade dal 1920 al 2020, mettendole in relazione con Select. A volte è l’oggetto Select, a volte è un modo di consumare il Select Spritz.



Parlaci della tavola da cui hai iniziato.

Abbiamo iniziato con la tavola con Gabriele D’Annunzio che sta danzando nel 1920, perché pare fu lui a dare il nome a questa bevanda. In altri casi, come per gli anni Cinquanta, quando uscì in Tv il primo Carosello con la pubblicità del Select, io ho realizzato l’interno di una stanza con questa famiglia radunata davanti alla Tv a guardare il Carosello: un momento serale che rappresenta gli usi e costumi degli italiani di quegli anni. Siamo riusciti a inserire in ogni immagine la decade di riferimento per cercare di incuriosire chi guarda.



Come?

C’è questo gioco in cui ogni immagine ha un’intenzionalità e deve restituire qualcosa a chi la guarda in modo che anche che chi guarda possa metterci qualcosa di suo. L’obiettivo di ogni immagine è quello di far indugiare la persona per più di cinque secondi inserendo, al di là della forma e dei colori delle ombre che ho usato, il decennio  che lo spettatore deve andare a cercare e approfondire. È un modo per farlo incuriosire e appassionare.

Qualche curiosità che hai scoperto sull’aperitivo nella fase di studio?

Un grande studio che ho fatto grazie a questo lavoro è stato imparare tante cose su Venezia che non sapevo, ad esempio scoprire che il Carnevale è ricominciato nel ’79 dopo che per decenni di dominazione austriaca era stato bandito: è una cosa che non credo sappiano tutti, nemmeno quelli che si mascherano e vanno a sfilare.

La storia del Select e quella dello Spritz a Venezia coincidono.

Sì, e ripensando proprio a D’Annunzio, mi viene da dire che D’Annunzio fu influencer per il Select Spritz, un influencer antesignano.

Tornando alle tue illustrazioni, quanto secondo te lo stile deve essere piegato alla narrazione?

Secondo me è importante che lo stile abbia una sua coerenza formale per un progetto, soprattutto se seriale, chiaro però che lo stile è influenzato da due cose: il gusto dell’illustratore o dell’artista, che negli anni cambia. Lo stile deve cambiare perché è il simbolo di un’evoluzione e di una continua ricerca artistica. Reiterare qualcosa che è sempre uguale a se stessa può essere un’operazione di branding in alcuni casi, però a mio parere cozza un po’ con un’idea evolutiva della persona e di tutte le persone e conseguentemente va a impattare sul lavoro che la persona fa.

Per questo progetto che scelta hai fatto?

Lo stile è acquisire un vocabolario, più parole conosci e più frasi puoi comporre. Non è detto che se conosci un milione di parole puoi solo fare poesie alla Ungaretti, puoi anche scrivere la Divina Commedia. Lo stile è avere degli strumenti, delle capacità tecniche per raccontare delle cose, poi il tuo tono di voce cambia in base ai progetti. Questo progetto sentivo dovesse avere dei grandissimi contrasti tra luci e ombre e dei passaggi talvolta morbidi tra la luce e l’ombra, anche se ci sono dei contrasti netti. Questo è dovuto al fatto che c’è stata la volontà di usare solo la palette di colori di Select: magenta, blu e oro.

E tu preferisci lavorare in libertà totale o avendo input precisi?

Le regole, i paletti, sono utili a incanalare l’energia creativa e il disegno si fa da sé se hai dei paletti, perché devi usare solo una parte di quegli strumenti di cui parlavamo prima, quel vocabolario. Avere un buon dialogo con la committenza secondo me è sempre la cosa più funzionale e più funzionante.

(Emanuela Giacca)