Gli armeni da diverso tempo vivono in una situazione di vera e propria crisi che sta causando una generale fuga di massa della popolazione a causa di una violenta, e precedentemente imprevedibile, guerra scoppiata in Azerbaijan. La situazione più tragica si sta registrando, in particolare, nella regione Nagorno Karabakh, dove circa 100mila persone di origine armena, su 120mila registrati, stanno scappando da una pulizia etnica, anche definita “genocidio culturale” dal procuratore del tribunale dell’Aja, Luis Moreno Ocampo. Tuttavia, mentre in Europa si parla a lungo di come accogliere al meglio i migranti africani ed ucraini, la stessa attenzione non sembra essere riservata agli armeni, ignorata dai grandi leader internazionali e lasciata completamente allo sbaraglio.
La crisi degli armeni e il ruolo del gas azero
Insomma, sono sempre di più gli armeni costretti a lasciare l’Azerbaijan per non rischiare di essere colpiti da quella pulizia etnica che, probabilmente, nell’arco di qualche settimana farà sì che non ne rimanga neppure uno sul territorio azero, con il governo che si giustifica appellandoli come “terroristi”. L’altro commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha spiegato come molti dei rifugiati “sono affamati, esausti, necessitano di assistenza medica immediata”, sottolineando come “l’aiuto internazionale [sia] urgente”. Un grido, però, purtroppo ignorato dai big del mondo.
La crisi degli armeni era giù grave da tempo, ma fino a poche settimane fa godevano del supporto e della protezione della Russia, con la quale hanno chiuso i rapporti per legarsi maggiormente agli USA e all’Occidente, con l’esito di venire attaccati prima che il passaggio di testimone fosse effettivo. La settimana prossima l’Onu dovrebbe avviare la prima missione mai svolta nell’area, ma si suppone che gli effetti saranno piuttosto limitati, se non completamente assenti. Ma la situazione degli armeni, lamenta il quotidiano La Verità, sembra non interessare neppure all’Europa, per una ragione ben precisa. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, il regime azero è diventato uno dei principali esportatori di gas verso l’Europa (per quanto riguarda l’Italia, fornisce il 15% del fabbisogno, piazzandosi al secondo posto tra i fornitori, dopo l’Algeria), ragione per cui è difficile che l’UE si esponga e condanni il regime, dato che comporterebbe la perdita di un importante fornitore proprio alle porte dell’inverno.