Kristen Breitweiser negli attacchi dell’11 settembre 2001 ha perso il marito. Da allora conduce una battaglia indefessa affinché Washington sveli cos’è andato storto nel giorno che ha cambiato il mondo e nei mesi precedenti. Risale a pochi giorni fa la pubblicazione, ad opera dell’FBI, dei documenti segreti intitolati “Encore” riguardanti le indagini sul coinvolgimento negli attentati dell’Arabia Saudita. Il rapporto di 16 pagine si concentra in particolare sul supporto ricevuto in California da Nawaf Al-Hazmi e Khalid Al-Mihdhar, i primi due attentatori arrivati negli Usa all’inizio del 2000. A fornirglielo l’impiegato statale saudita Omar al-Bayoumi e il funzionario del consolato di Los Angeles Fahad al Thumairy. Ma a Kristen Breitweiser non basta, come dichiarato a La Stampa: “Bisogna rivelare tutto, anche sul ruolo di Iran, Emirati Arabi Uniti, Sudan, Pakistan e Qatar. Non saremo mai sicuri, fino a quando colpevoli e complici non verranno portati davanti alla giustizia. (…) Il governo americano possiede informazioni per provare il ruolo saudita, come minimo nel sostegno finanziario. I fatti dimostrano che avevano un grande network di appoggio negli Usa, già 18 mesi prima dell’attacco. Vari governi stranieri hanno giocato un ruolo, all’interno e all’esterno degli Usa. Pubblicare queste informazioni è l’unico modo per assicurare che non avremo un altro 11 settembre“.
BREITWEISER: “ARABIA SAUDITA MA NON SOLO DIETRO 11 SETTEMBRE”
La donna spiega come i sospetti non siano limitati soltanto all’Arabia Saudita:”Le famiglie delle vittime sono in causa con l’Iran, responsabile di aver aiutato i dirottatori con passaporti e trasporti. Dal 1992 al 1996 Bin Laden ha vissuto in Sudan, rafforzando Al Qaeda. Molte transazioni finanziarie che hanno consentito agli attentatori di colpire sono originate negli Emirati Arabi Uniti. Khalid Sheikh Mohammed, mente dell’operazione, era in Qatar prima degli attacchi, ma per qualche ragione non siamo andati a prenderlo. Bin Laden, infine, è stato trovato in Pakistan: cosa ci faceva libero in quel Paese? Sono domande scomode, perché riguardano alleati degli Usa, e quindi avrebbero un impatto sulla politica estera. Vendiamo un sacco di armi all’Arabia Saudita, dove abbiamo una forte presenza militare: né noi, né loro, vogliamo mettere a rischio questo rapporto“. Breitweiser spiega come il pericolo terrorismo sia più vivo che mai per l’America: “Sono sicura che possono colpirci, e probabilmente lo faranno“.
BREITWEISER: “USA NASCONDONO VERITA’ SU ATTACCHI”
Alla domanda su cos’abbia provato dopo l’uccisione di Osama bin Laden, Kristen Breitweiser risponde: “Anche questo ha sollevato domande. Perché ci abbiamo messo così tanto a trovarlo? Perché era libero in Pakistan? Poi sarebbe stato meglio prenderlo vivo, per processarlo e sentire cosa aveva da dire“. La donna nutre poche speranze che la verità possa arrivare dal processo a Khalid Sheikh Mohammed, la mente degli attacchi dell’11 Settembre: “Vorrei vederlo, ma non avverrà mai, perché è stato torturato dalla Cia. Se le prove raccolte con la tortura sono inammissibili? Questo è un motivo. Poi non vogliono che alcune cose scoperte negli interrogatori diventino note, e temono che i suoi avvocati rivelino in tribunale le prove della tortura“. E sul fatto che alcuni ex detenuti di Guantanamo siano ora parte del governo di Kabul dice: “È successo perché Guantanamo è stata gestita male dal principio. È una “kangaroo court”, un tribunale fantoccio. Una macchia nella storia degli Usa. I colpevoli sono là, ma non possono essere processati“. Infine una risposta ai critici, che l’accusano di essere più dura con gli USA che con Al Qaida: “I terroristi che hanno ucciso mio marito sono criminali e vanno portati a processo. Ma è il mio governo che impedisce la giustizia, non noi. Non so perché, ma pur avendo le prove di chi li ha sostenuti finanziariamente, chi li ha aiutati logisticamente, chi li ha addestrati militarmente, chi ha insegnato loro a dirottare gli aerei, e le conversazioni registrate in occasione di attacchi precedenti come la Cole (il riferimento è all’attentato al torpediniere americano nel 2000, ndr), gli Usa vogliono lasciarli andare“.