E’ decisamente choc la vicenda con protagonista una ragazzina di 12 anni, disabile, picchiata in diretta Instagram da alcune sue coetanee. Un vero e proprio show dell’orrore, come spesso e volentieri si vedono sui social, testimonianza del momento di “asocialità” che stiamo vivendo. La vicenda è raccontata nel dettaglio dai colleghi de Il Messaggero, ed ha come protagonista, sua malgrado, questa ragazzina di 12 anni, nome di fantasia Paola.
L’episodio risale ai primi giorni di aprile ed è stato ripreso da numerosi smartphone di altri ragazzini, che invece di intervenire in soccorso della povera disabile, hanno continuato a filmare e a incitare il gruppo. A prendersela con la 12enne disabile alcune bulle, che hanno poi mostrato lo scempio sui propri social con tanto di commenti entusiastici «Guarda le bombe che le ho dato». Solamente l’intervento di alcune persone adulte presenti nel parco sito in zona Roma Nord, ha evitato che la situazione degenerasse.
12ENNE DISABILE PICCHIATA IN DIRETTA INSTAGRAM: PROGNOSI DI 12 GIORNI
Il risultato è drammatico: schiaffi, botte, spintoni, una prognosi di 21 giorni per colpa di un trauma cranico, e con successivi accertamenti per analizzare nel dettaglio la situazione, e soprattutto, un danno psicologico non da poco per una ragazzina già con problemi di salute. In soccorso della ragazzina 12enne disabile è giunta la mamma, incredula, esterrefatta, impossibilità a capire quanto stesse accadendo. Dopo aver soccorso la figlia l’ha portata in ospedale, quindi, rientrata a casa, ha deciso il da farsi con il padre: denunciare le ragazze che l’hanno aggredita? Ragazze del quartiere e della stessa scuola di Paola, o agire in altro modo? Alla fine mamma e papà optano per una querela, appoggiati dal “Centro Nazionale Contro il Bullismo – Bulli Stop”, associazione che decide di affidare il caso all’avvocato Eugenio Pini, penalista ed esperto in tale materia. Lunedì verrà presentata una denuncia per lesioni volontarie e stalking, con “allegato” il video di cui sopra. «Pensiamo che una vicenda di questa gravità – concludono i genitori di Paolo – debba essere rimessa alla giustizia. Perché è questo ciò che vogliamo, proteggere la nostra piccina».