Sulle pagine della Stampa è stato presentato il particolare, e sicuramente triste, caso del 12enne investito e sfigurato da un furgone a Verona. L’incidente risalirebbe al 13 maggio, data in cui il ragazzino è, prima, entrato in un coma, per poi sottoporsi ad una lunga serie di interventi. Una tragedia vera e propria, dalla quale ne sarebbe uscito con una grossa cicatrice sul volto che ha colpito anche l’occhio, rendendolo disabile. Ma anche una tragedia doppia, perché dopo il suo rientro a scuola in seguito alla convalescenza, il 12enne investito dal furgone è stato pesantemente bullizzato dai compagni di classe, senza nessun intervento da parte dell’istituto, costringendolo infine a ricorrere alla didattica a distanza.



La storia del 12enne investito e sfigurato a Verona

La vicenda del 12enne investito e sfigurato dal furgone a Verona risale, appunto, a maggio. Dall’investimento ne sarebbe uscito con un grossa cicatrice sul volto che, colpendo l’occhio, l’ha reso quasi cieco. La Stampa, per ricostruire meglio l’accaduto, ha chiesto alla madre, Gaia, di raccontare la vicenda. Il 2 marzo, dopo la scuola, “abbiamo deciso che in quella classe non ci avrebbe più messo piede. Dopo essere finito in coma, dopo le visite, le medicine, il rischio di perdere l’occhio, tutto quel che ha dovuto sopportare, ha subito anche la cattiveria dei suoi compagni“.



Infatti, il 12enne investito e sfigurato dal furgone a Verona, si è sentito chiamare mostro, “sei una disgrazia di Dio. Ti ha voluto punire con l’incidente perché non vai bene a scuola”, gli avrebbero detto. E la madre racconta che dopo le angherie, “non vuole più uscire da casa, si vergogna, mi dice che è un mostro ed esce solo con la sciarpa e il cappello per coprire la ferita”. Il ragazzino, dopo la convalescenza, racconta ancora, “aveva voglia di tornare a scuola, alla normalità”, ma di normale non avrebbe trovato nulla. La madre del 12enne investito e sfigurato dal furgone, e poi anche bullizzato a scuola, ha chiamato la dirigenza, ma “poi un compagno ha iniziato a prenderlo di mira. Lo ha preso per la felpa e lo ha sollevato da terra“. Poi ancora gli insulti, quando sbagliava un esercizio di ginnastica per via della disabilità, fino a “ieri [quando] la dirigente ha concesso a mio figlio 8 ore di lezione in dad alla settimana”, ma ha deciso anche di rivolgersi ad un altro istituto, “spero che le cose andranno meglio”.

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